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PENSIERI E PAROLE di Paolo MARCACCI

di Paolo MARCACCI – Ci sarebbe tanto da dire e di conseguenza molto su cui scrivere, nonostante la sosta. Potremmo parlare di conti e relative interpretazioni, di nazionali romanisti in giro per amichevoli a varie latitudini, di attese per rientri e ulteriori aggiustamenti tattici, a una settimana esatta – meno qualche ora – dalla Spal.

È per questo che tutto ciò che è accaduto appena qualche giorno prima sembra preistoria, nella dimensione di una cronaca virtuale che trascina lungo il proprio corso quella reale, velocizzandola come le rapide di un fiume, ammassando eventi come ciottoli, da qualche parte.

Ma io ripenso al ghigno di tale Svoboda, biondino dai denti digrignati, e vedo un ginocchio, anzi un’intera gamba andare in frantumi; ragazzi con la stessa maglia portare le mani alla testa, fermarsi il tempo, nella contemplazione del dolore, che per quanto intenso, acutissimo, insopportabile, non è già più il protagonista della scena, anche quando il fallo, innaturale oltre che cattivo (la durezza è un’altra cosa) è appena stato commesso. Perché la scena se l’è già presa una domanda, alla quale nessuno può ancora rispondere, ma solo temere il verdetto che potrebbe contenere. Youth League, Viktoria Plzen, tacchetti bastardi di uno dei tanti figuranti che ogni tanto oscurano l’orizzonte dei predestinati.

Riccardo Calafiori è già negli Stati Uniti, operato una prima volta alla sua articolazione disintegrata, hanno detto i medici, come a volte accade a chi cavalca una moto da cross, praticamente mai a chi affonda i tacchetti nell’erba. Ci piace pensare che stia già tornando, che la convalescenza scandita da tappe di bisturi e consulti sia come la stanza di uno spogliatoio dove un borsone è già stato riaperto. Perché il suo viaggio di ritorno dal dolore è iniziato tra le mani di Dzeko a Empoli, proseguito coi messaggi di tutti i romanisti, scortato da De Rossi su un lettino che deve durare il meno possibile. Perché il suo macellaio lo abbiamo nominato una sola volta e mai più lo faremo.

Questo è il calcio, dirà qualcuno. Ecco perché Riccardo deve tornare presto a casa: perché la Roma è meglio del calcio.

 

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