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PENSIERI E PAROLE di Paolo MARCACCI

Certi personaggi, anzi certi uomini, che suona molto meglio se permettete, bisognerebbe sempre augurarseli. Uno di questi è Davide Nicola, il neo-allenatore dell’Udinese.

Certo, nella fattispecie, avremmo atteso una settimana in più, inquadrando la cosa dalla prospettiva romanista: perché non è una questione di tattica, visto che il suo quattro – quattro – due (stando almeno a come faceva giocare il Crotone) non può in pochi giorni far compiere alla squadra  il salto di qualità dal punto di vista del gioco e dell’efficacia dello stesso (paradossalmente, tra l’altro, i friulani non giocavano male con Velasquez, altro uomo di calcio piuttosto interessante, che forse avremmo voluto vedere e ascoltare di più nella nostra Serie A); è una questione di bravura nel saper infondere motivazioni.

Anzi: slanci motivazionali, espressione che preferiamo in quanto rende meglio l’idea dell’entusuasmo che questo allenatore riesce a veicolare facendo percepire al suo gruppo il senso di appartenenza.

Al di là, quindi, del nostro “particulare” interesse colorato di giallorosso e ribadendo che alla Dacia Arena si devono ottenere i tre punti senza se e senza ma, ci piace dare il bentornato a un uomo di sport, ancora prima che di calcio, in entrambi i casi nell’accezione più nobile delle due definizioni.

Nelle stagioni calabresi in Serie A, il suo vero miracolo non fu il raggiungimento della salvezza all’ultima giornata: quello fu solo il sorprendente risultato finale. Il miracolo fu quello di averci fatto credere tutti, progressivamente, dopo un girone di andata disastroso, da retrocessione annunciata e praticamente certa. L’entusiasmo dei sognatori può essere sterile, persino risibile, se non supportato da elementi di concretezza. L’entusiasmo di chi crede nel proprio lavoro è il vero prodigio, perché lungo il cammino inquadra sempre meglio l’obiettivo, lo rende reale, percepibile, indipendentemente dal fatto che lo si raggiunga o meno.

Nicola è uno che ha già fatto vedere cose fenomenali, senza mai aver fatto il fenomeno in conferenza stampa. Ha detto sempre cose interessanti, mai scontate, questo sì; forse alla fine le ha anche pagate, almeno a Crotone, misteriosamente e all’improvviso, al di là dei risultati, ma questa è una vicenda ricorrente, quando a livello dirigenziale prevalgono gli umori del momento.

Farà piacere rivederlo sabato, su una panchina della massima categoria, per dopo battere l’Udinese, ovviamente, perché da uno come lui ci sarà sempre qualcosa da imparare, ascoltandolo o, quantomeno, qualcosa su cui riflettere.

Ci piace concludere sottolineando che nel tributargli il bentornato e la nostra ammirazione, non abbiamo nemmeno voluto sfiorare le sue vicende private e i suoi dolori, che non sono né un merito, né, ovviamente, una colpa.

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