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ROMA-TORINO. A PRIMA VISTA… di Paolo MARCACCI

Arriva all’Olimpico la squadra più battuta dalla Roma, nella storia della Roma, in campionato, sin dal 1927, vale a dire da prima dell’istituzione del campionato a girone unico: 64 vittorie su 152 incontri. Statistiche, mere tendenze, per quello che valgono: opponiamo questo dato confortante a quello preoccupante dello “storico” dei ritorni in campo dei giallorossi dopo la sosta. 

Più insidie che dubbi di formazione, per Paulo Fonseca: lo ha enucleato bene il tecnico portoghese nella conferenza di ieri, quando ha fatto il punto su infortuni, recuperi in corso e rischi da evitare nel tentativo di bruciare le tappe per riavere subito più di un titolare abile e arruolato. Ha detto, sempre Fonseca, che il Torino è bravo a far giocar male ogni avversario, al di là della situazione infortuni che per Mazzarri è ancora più pregiudicante di quella che c’è in casa romanista. 

Serata fredda, di un’umidità che penetra nelle ossa e nei muscoli, proprio per questo vanno preservati quelli ancora dolenti o in via di ricostruzione nelle fibre. 

Un primo tempo che ci si poteva aspettare più sereno, più scorrevole: ma torniamo all’analisi preventiva di Fonseca, che aveva quantomeno previsto che sarebbe servita molta pazienza, contro la compagine di Mazzarri alla quale scotta il pallone fra i piedi nella prima parte del primo tempo e che dalla mezz’ora in poi esibisce un palleggio più sereno, oltre a una gestione dei ritmi della gara. 

Arbitraggio: poco…Di Bello, sul terreno dell’Olimpico, dove il direttore di gara consente qualche ruvidezza di troppo ai granata e lascia dubbi su più di un’interpretazione. 

La cosa che meno ci si aspettava erano i lampi offensivi del Torino, Belotti in testa, che cominciano da un palo del Gallo e culminano con il vantaggio che lo stesso firma allo scadere, molto e oltre lo scadere. A parte le note a margine regolamentari, non è immeritato il vantaggio del Toro. 

Dopo un tempo, la Roma si ritrova con i componenti del pacchetto mediano entrambi ammoniti: prima Diawara e poi Veretout, proprio allo scadere; quasi a voler complicare di più una già imbrogliata matassa. 

Troppi metri e metri quadri per Belotti, nei sedici metri, oltre che per Berenguer. 

Giallo a Kolarov, subito, in apertura di ripresa. 

A ridosso dell’ora di gioco, cercasi Nicolò Zaniolo ed Edin Dzeko disperatamente. 

Minuto 63, Mkhitaryan per un Veretout più svagato del solito. 

Arrivano occasioni romaniste, pur nella poca lucidità dell’arrembaggio. Un grande Sirigu nega il pareggio a Mancini. 

Kalinic, oggi trentaduenne, per Perotti al minuto 73, dopo che Mazzarri aveva alzato ulteriormente il bavero inserendo Meite in luogo di Verdi. 

Ammonito anche Paulo Fonseca, da un sempre più autoritario Di Bello. 

Ammonito pure Florenzi, per aver chiesto il

secondo giallo a Izzo, dopo un plateale fallo di mano.

Kalinic prova a ricamare, oltre a far sentire chili e centimetri. Diciamolo sottovoce: ha già fatto più di Dzeko stasera. 

In una serata così, non poteva mancare la beffa: Di Bello richiamato al VAR, galeotta una mano di Smalling. Rigore, Belotti, gol. 

Fuori Zaniolo, inconsistente, per Ünder. 

Finisce così: tanto, troppo carbone.

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