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SABATINI “A Roma capito tardi? I morti riscuotono sempre più successo dei vivi”

L’ex DS giallorosso Walter Sabatini, ora al Bologna, ha rilasciato una lunga intervista al sito calciomercato.com. Queste alcune delle sue risposte sul periodo a Roma:

Ricorda quando parlava della Roma spiegando la difficoltà di riconoscersi come persona fisica al di là del ruolo?
“Sì, ero il ds del club in qualsiasi momento della giornata, qualsiasi cosa facessi”.

A Roma hanno capito tardi che lavoro aveva svolto e che patrimonio avrebbe lasciato al club.
“Normali dinamiche della vita, i morti riscuotono sempre più successo dei vivi. Ma da morti si sta bene, non è come dicono”. (…)

Che padre è stato?
“Fisicamente assente, ma vicino con l’anima. Posso dire di avere un figlio speciale, ma lo è stato fin da bambino, con quella sua commovente passione per la Roma e per Dzeko, nonostante adesso io non ne faccia più parte. Ha sempre amato Edin, fin dai tempi del City, ricordo ancora i suoi occhi quando gli dissi che sarei partito per andare a trattarlo. «Santiago, papà deve andare via per un giorno, vado a comprare Dzeko». «Dzeko alla Roma? Non è possibile». «Non torno senza». Gli feci questa confidenza, so che non tradirebbe mai la mia fiducia. Il giorno dopo i giornali aprirono con la notizia “La Roma pensa a Dzeko”, mi chiamò in lacrime giurandomi di non aver parlato con nessuno. Gli risposi di non preoccuparsi e che sapevo non appartenesse a lui alcuna responsabilità. Senza Santiago sarei probabilmente già morto, è la mia luce. La giustificazione della mia vita”. (…)

In sei anni a Roma appariva e scompariva, nessuno riusciva a pescarla con le mani nel sacco durante una trattativa.
“Mi sono specializzato nel trasformismo”. (…)

Mi racconta la trattativa più esaltante?
“Salah. Avevo intuito immediatamente che potesse essere quel tipo di calciatore capace di fare impazzire di gioia i tifosi della Roma”.

C’era anche l’Inter, ma Fassone si tirò indietro per non mettersi in mezzo al contenzioso tra Fiorentina e Chelsea.
“Io mi tuffai dentro con tutta la grinta che avevo in corpo. Andai a Londra a trattare con Marina Granovskaia e mi ero portato avanti anche con il suo agente. Ho vissuto quella trattativa come un golpe, l’operazione sembrava impossibile e invece alla fine è arrivato alla Roma”.

Qual è stata invece la delusione più cocente?
“Non posso dirtelo perché ne ho avute troppe o per lo meno una rilevante quota di delusioni, sia per cose che non sono riuscito a fare sia per come si sono espressi taluni calciatori”.

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