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ROMA-NAPOLI. A PRIMA VISTA di Paolo MARCACCI

Quanti spunti d’interesse c’erano stasera? Parecchi, senza dubbio, compreso l’ennesimo incrocio tra due tecnici che si sono sempre mostrati diffidenti e rispettosi l’uno nei confronti dell’altro, indipendentemente dai numeri e dalle statistiche. 

Strano campionato, questo, in cui la Roma tutto sommato intermittente nei risultati e nelle prestazioni si è presentata alla sfida di stasera con un divario di punti, quattro, che le permettevano di vedere la targa del Napoli, che a sua volta è sceso all’Olimpico per tentare di allontanarsi sfruttando il rettilineo del suo primato, pur senza Anguissa, uno degli insostituibili di Spalletti, divenuto negli ultimi tempi un giocatore “totale”. Basta per controbilanciare l’assenza di Dybala? Difficile dirlo prima del fischio iniziale di Irrati, inutile tentare di capirlo dopo. Khvicha Kvaratskhelia è un piacere per gli occhi di tutti, al di là di ogni rivalità o interesse contingente; a volte sono artisti come lui che dovremmo considerare portatori se non di pace, quantomeno di serenità attraverso l’ammirazione, nei nostri stadi. 

Karsdorp e Spinazzola sui lati; Camara e non Matic in mezzo. Per chi si aspettava un alto tasso di spettacolarità, il primo tempo potrebbe essere giudicato deludente; molto interessante è, però, per chi apprezza tattica e intensità. Nella prima parte il Napoli ha cercato e voluto tanto la palla; la Roma ha cercato di avere, invece, le palle giuste, peccato però che non sempre le abbia onorate con la giusta misura delle giocate. Giusto non concedere il rigore inizialmente fischiato da Irrati a favore del Napoli; giusto il cartellino giallo per Smalling, il quale a parte la sanzione ha messo tutta la sua classe al servizio del duello con Osimhen, che il centrale inglese ha impostato tutto sugli anticipi e le letture preventive. 

Il secondo tempo in poche righe: comincia l’auto compiacimento estetico del Napoli, con relativo innalzamento dell’indice di pericolosità; la Roma è più stanca e qualche – presunto – protagonista sparisce del tutto. I cambi di Spalletti regalano maggiore qualità e una fase offensiva meno leggibile per Smalling e compagni. Proprio sull’unica sbavatura dell’inglese Osimhen segna un gol stupendo. Poi, sopratutto, la Roma smette di crederci. Sembrava poter essere, per i ribaltamenti di fronte, la partita ideale per Zaniolo. Sembrava.