CAMPIONATOSTORIA DI IERI di Diego AngelinoTOP

VERONA-ROMA. “Storia di ieri”, riflessioni del giorno dopo…

di Diego ANGELINO – Gli applausi di Pirro li lasciamo volentieri alla provinciale di turno: noi ci godiamo i tre punti, che significano -2 dalla seconda.

Zaniolo di prima, Karsdorp filtrante da trequartista, Abraham movimento perfetto e dribbling riuscito. Tutti pronti a esaltare il “gioco”: ma l’inglese sbaglia un goal fatto, dando quasi il “La” a un’altra partita.

Il numero 9 ha una nuova occasione di testa, che esce per sfortuna; poi la Roma si complica la vita subendo l’ennesima rete iniziata con un tiro da fuori. E’ fuorigioco netto di Henry, ribadiamo ai meno attenti, tra cui annoveriamo l’agghiacciante coppia VAR Maresca-Aureliano.

Bisogna risalire la china: tra coloro che stanno interpretando al meglio la partita c’è sicuramente Zaniolo; tal Dawidowicz – al terzo goal in 95 gare con l’Hellas –  prova allora ad abbatterlo con un’entrataccia nemmeno notata da Sacchi, sebbene visibile anche seguendo, nel contempo, un concerto all’Arena.

“C’ha un buco cosi!”esclama Zalewski vedendo la gamba del compagno: la coppia d’oro al VAR non può proprio esimersi dal richiamare al video l’arbitro, che commina la sacrosanta espulsione.

Zaniolo zoppica: dovrà uscire, ma riesce a prima a pareggiare. Camara, di certo tra i migliori, ruba palla esattamente come contro il Napoli: stavolta Abraham, rispetto a otto giorni prima, scocca un tiro vero seppur prendendo il palo, permettendo però al numero 22 giallorosso di risistemare le cose.

Secondo tempo con Mourinho che capisce l’antifona e toglie l’ammonito Cristante: non sia mai che Sacchi, per un falletto, si faccia intimidire dal mai simpatico Bentegodi e ristabilisca la parità numerica. 

Non si può, né si deve andare all’arrembaggio: guai a regalare un contropiede a un avversario chiuso legittimamente a riccio, che tiene in campo due punte per cercare di far rifiatare i compagni.

C’è troppo fioretto in campo – penso soprattutto a un non positivo Pellegrini – finché non entra Matic. La giocata sul goal è di qualità – tecnica e di testa – superiore: il successivo tiro vincente di Volpato rimanda a quello di Baggio contro la Nigeria nel ’94; e noi, come il Ciotti nella radiocronaca dell’epoca, ci troviamo a esclamare “Santo Dio, era ora!”. 

Si chiude con la perla di El Shaarawy, che apre l’azione e la va a chiudere di classe, dopo un sontuoso filtrante di Volpato. Verona domato; scelte di Mourinho azzeccate; rosicamento, dei tanti che soffrono la Roma, perfettamente calibrato per la notte delle streghe.