TANTI AUGURI A...TOP

TANTi AUGURI A… Francesco TOTTI

Oggi Francesco Totti spegne 41 candeline. Tanti auguri, capitano!

Per celebrarlo, vi proponiamo una sua intervista fatta con noi nel 2007… Buona lettura!!!

 

Ti senti il leader di questa Roma?
A me sinceramente la parola leader non mi è mai piaciuta, più che altro mi  metto a disposizione della squadra. E’ normale che io mi senta un giocatore  importante, quello sì, però io alla fine rispetto tutti nella stessa  maniera. Non è perché io sono Totti, sono romano, romanista e capitano, devo  avere più considerazione degli altri. Per me sono sullo stesso livello,  perciò cerco di confrontarmi con loro nella maniera migliore. Sul suo ruolo in campo..
Non sempre riesco a dare il meglio di me stesso, però è normale che l’importante  è metterci la testa giusta, perché una volta che scendi in campo per dare il  massimo penso che sia la cosa più bella.
Con la maturazione sia in campo che fuori, riesci a esprimerti nel migliore  dei modi. Poi è normale che il campo è sempre quello che conta e io cerco di fare il più possibile per la squadra, oltre che per me stesso.

Il primo gol in Serie A?
Il primo gol in Serie A è stato la prima giornata di campionato contro il  Foggia, all’Olimpico.
Era l’anno di Mazzone, ho giocato al posto di Balbo, inaspettatamente. E’  stata una giornata indimenticabile, perché il mio primo gol in Serie A era  da tanto tempo che lo sognavo.
E’ stato molto veloce, c’è stata una rimessa laterale di Thern, ha scambiato  con Giannini, poi ha lanciato in area Fonseca che poi di testa me l’ha  appoggiata dietro e io sono arrivato di corsa e ho calciato di sinistro  rasoterra sul primo palo.

Ti ricordi l’esultanza dopo il primo gol?
L’esultanza sì, sotto la Nord, però sinceramente non sapevo cosa fare,  perché uno vorrebbe far tantissime cose ma alla fine non ho fatto più  niente.  Facevo le prove generali a casa con mio fratello e poi realmente, quando è  successo il fatto, non l’ho messo in pratica.

Il gol da leader.
Quello che mi ricordo da leader è stato quello con la Sampdoria, in casa,  sono partito da tre quarti campo, mi marcavano 3-4 giocatori in velocità e  sono arrivato davanti ad Antonioli e ho fatto un mezzo cucchiaio. E lì è  come se avessi preso la squadra sulle spalle, questo è il primo pensiero che
mi viene in mente.

Il gol più bello.
Il gol più bello è difficile sceglierlo, non voglio essere presuntuoso, però  scelgo quello di Milano, Inter-Roma, il cucchiaio.

Cosa si prova a fare gol col cucchiaio?
Quando ci riesci sei contento, perché hai realizzato una cosa a cui hai  pensato un attimo prima, a cui altri non hanno pensato, perciò è come se tu  fossi un po’ più intelligente degli altri, più furbo.
L’istintività ti porta a questo, a fare cose che nessuno si aspetta e che tu in un secondo pensi e poi le dimostri.

Il gol che ti ricordi di più con la maglia della Nazionale?
Penso che il rigore contro l’Australia, ai Mondiali di Germania, è il gol  che mi ricordo di più della Nazionale.

Sulla Nazionale.
Il 19 febbraio, prima dell’inizio dell’operazione dei Mondiali, penso che ho  dimostrato di tenere alla Nazionale, perché altrimenti non avrei recuperato  come ho fatto in due mesi e mezzo, me ne sarei stato tranquillo e beato a  casa con la mia famiglia e recuperavo tranquillamente. Invece ho forzato i  tempi, ho cercato di mettermi a disposizione del mister perché ci teneva  anche lui, mi hanno fatto coraggio anche i compagni della Nazionale, è un  bellissimo gruppo, è stato un bellissimo gruppo perciò non potevo mancare a  questo appuntamento così importante.

Sul gol di quest’anno contro la Sampdoria.
La posizione era abbastanza angolata e quando ho calciato al volo di  sinistro, di esterno sinistro la palla poteva passare solo in quell’angolino  tra il palo e Berti, perciò credo sia stato un gol da matto, oltre che bello, da matto. In quel momento è normale che cerchi di indirizzarla lì  dove hai pensato prima, però non sempre ti riesce anche perché ci vuole  anche fortuna per fare una pazzia, perché il 90% delle possibilità è di fare  una figuraccia e il 10% è di fare un gol che rimane nella storia.

I tuoi possono essere definiti gol da attaccante?
I gol da attaccante sono altri gol, di rapina, dentro l’area di rigore, quelli penso che siano i gol di un attaccante vero, puro. I miei gol sono  differenti, perché io non sono un attaccante puro, sono più un trequartista, sono un giocatore che manda in gol i compagni però giocando con questo  modulo del mister ho più possibilità sia di far fare gol, sia di fare gol da attaccante vero, ho le due possibilità a disposizione e mi ci trovo bene.

Quando arrivi a una certa cifra durante la carriera penso che parlino i  numeri, e questa è una cosa che gratifica non solo il giocatore ma anche la  persona, perciò per le cattiverie e le dicerie che esternano a me stesso,  faccio parlare il campo.

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