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RASSEGNA. Gervinho: “Tifo Roma. Volevo restare, poi Garcia fu esonerato”

GAZZETTA DELLO SPORT –  Gervinho ha rilasciato una lunga intervista al sito della Gazzetta dello Sport. Tanti gli argomenti tra cui la sua permanenza a Roma ed i motivi della sua partenza.

Come finisce domani?
Tifo Roma, è ovvio. Una vittoria a Milano sarebbe importantissima, soprattutto prima della sosta. Ma non chiedetemi un pronostico, non sono bravo in questo! Nel Milan gioca il mio amico e connazionale Kessié, al quale auguro di disputare un’ottima stagione e di essere in forma per aiutare la nostra Nazionale a qualificarsi per la Coppa del Mondo, però alla Roma servono i tre punti per non staccarsi da Juventus e Napoli.

Lo Scudetto per i giallorossi è un obiettivo raggiungibile?

Rispetto a quando c’ero io sono cambiati parecchi calciatori, ma la Roma resta la Roma: c’è sempre il grandissimo desiderio di vincere, spinti da tutto l’ambiente, la città e un pubblico incredibile allo stadio.

E questo, storicamente, a volte si è rivelato un boomerang e un limite: come se lo spiega?
Bella domanda… Se avessi la soluzione chiamerei subito i miei ex compagni per vincere già quest’anno. La Roma è top club che merita di stare in alto sempre.

Roma e la Roma: cosa le viene in mente?
Prima di tutto i tifosi: incredibili. Il loro supporto non è mai mancato, mi hanno fatto capire in ogni istante quanto fosse importante vestire la maglia giallorossa. Inoltre aver avuto la possibilità di giocare con una leggenda come Totti è stato fantastico: quanti assist mi ha servito! Poi come dimenticare l’atmosfera del derby… Potrò dire ai miei figli di non averne mai perso uno! (Ride, ndr). Ho ancora tanti amici a Roma, mi manca molto la città.

Eppure non sono arrivati trofei…
Il primo anno centrammo il record di vittorie, chiudendo al secondo posto alle spalle di una Juventus molto forte. Purtroppo sì, rimane il grande rammarico per non aver vinto nulla. Sarebbe stato magnifico per noi giocatori, per la società e soprattutto per il nostro pubblico.

Perché decise di andar via?
C’erano diversi club interessati, che inizialmente non presi in considerazione. Volevo rimanere, poi l’esonero di Garcia cambiò tutto. La società fissò il prezzo del mio cartellino, l’Hebei fu il club che mostrò il maggior interesse.

Sulla scelta di cambiare incise Spalletti?
No, tutt’altro. Mi disse chiaramente che avrebbe voluto proseguire con me.

Spalletti-Garcia: chi è più bravo?
Non ho mai fatto mistero del rapporto speciale che da sempre mi lega a Rudi, lui è come un padre per me. Ci siamo conosciuti tanti anni fa e grazie a lui sono diventato un giocatore di alto livello. Su Spalletti, invece, non posso dire molto, perché abbiamo lavorato poco insieme. Ma è sicuramente un ottimo allenatore che a Roma ha fatto benissimo.

Pallotta è un presidente troppo ‘lontano’?
Non era spesso a Trigoria con noi, per ovvie ragioni. Lo incontrai per la prima volta dopo aver firmato il contratto, direttamente negli Stati Uniti per il nostro tour. Il nostro rapporto era normale, tipico tra calciatore e presidente.

Cosa cambiò dopo il suo ritorno, da vincente, dalla Coppa d’Africa?
Fu un successo storico, enorme per il mio Paese. Servì del tempo per recuperare da quella competizione….

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