RASSEGNA STAMPASTADIO DELLA ROMATOP

EDICOLA. Il derby Roma-Lazio su stadi e investimenti rilancia la Capitale

IL SOLE 24 ORE (E.Bruno – M.Perrone) – L’ultimo scudetto vinto da una squadra della Capitale risale al 2001, quando la Roma di Totti e Capello scucì il triangolino tricolore ai cugini della Lazio di Nesta ed Eriksson. Un biennio d’oro anche per la città: erano gli anni del Giubileo di Papa Wojtyla e dei 1.700 miliardi di vecchie lire per riqualificare infrastrutture, monumenti e musei. Era l’epoca dei sindaci Rutelli (laziale) e Veltroni (juventino). Era il momento di gloria dell’Olimpico, che viaggiava di media sui 6omila spettatori. Da allora di acqua sotto i ponti di Roma ne è passata. Ferita dall’inchiesta su Mafia Capitale, fiaccata dalle vicissitudini delle giunte Alemanno e Marino, schiacciata dal debito pregresso e dai conti disastrati delle sue partecipate, la città da un anno e mezzo è guidata da Virginia Raggi (MSS). Una novità che ha impattato sul rapporto tra i cittadini e lo sport, a partire dal “no” alle Olimpiadi del 2024 e dalla rivisitazione del progetto del nuovo stadio della Roma, con il taglio del 50% delle cubature del Business Park e l’addio alle tre torri di Libeskind.

Ma nel frattempo è cambiato anche il consumo del prodotto calcio. Allo stadio va la metà dei tifosi, in linea con la disaffezione nazionale. Eppure il pallone resta la pratica sportiva più diffusa nella Capitale (68.500 atleti Figc su 339.356 tesserati del Coni per tutte le discipline) e l’aria di derby si respira 365 giorni l’anno. Pure le squadre, in questi anni, hanno cambiato pelle: i giallorossi sono passati dai Sensi all’investitore americano James Pallotta, i biancocelesti dal 2004 sono guidati dal romano Claudio Lotito. Due modelli di gestione societaria quasi opposti. Da un lato la scommessa del businessman statunitense: usare il brand “Roma” (comparso sul logo nel 2013), veicolato attraverso il nuovo impianto di proprietà da 55mila posti a Tor di Valle, che dovrebbe debuttare ad agosto 2020, come volano di un progetto di intrattenimento e commercializzazione che vada ben oltre il calcio e si inserisca in pianta stabile nel circuito turistico della città. Dall’altro lato una struttura societaria ridotta all’osso, gestita da un imprenditore che raramente fa il passo più lungo della gamba e che scommette sul trading di calciatori, grazie al fiuto del fido Ds Igli Tare.

Diversi anche i conti: la Roma ha chiuso il bilancio al 30 giugno 2017 con un fatturato di 280 milioni e una perdita di 42, complice la mancata partecipazione alla scorsa Champions League e l’assenza di sponsor sulla maglia; la Lazio vantava ricavi più bassi (129 milioni) ma un utile di 11,4 milioni. Differente pure il palmares: dal 2007 4 titoli per i biancocelesti, 2 per i giallorossi. Ma in comune i due club hanno la convinzione che il rilancio passi dai nuovi stadi. Decisive saranno le infrastrutture di collegamento, a partire dai due ponti per l’arena della Roma finanziati dallo Stato. I cantieri per lo stadio giallorosso, che vale un investimento di 1.3 miliardi (tra il contributo dei proponenti, l’As Roma e la Eurnova del costruttore Luca Parnasi, assistiti dagli advisor Goldman Sachs, Rothschild e Banca Igea, e i fondi pubblici), dovrebbero partire ad aprile.

Sottolinea Pallotta al Sole 24 Ore: «Con la Roma abbiamo subito intravisto un’opportunità unica nel riuscire a sviluppare un brand sportivo a livello mondiale. Il nuovo stadio contribuirà a portare ulteriori investimenti e creerà migliaia di posti di lavoro. Inoltre manda un messaggio chiaro: Roma e l’Italia sono aperti agli investimenti». Le aspettative a Trigoria sono alte, innanzitutto sul fatturato: se la Juve, con il nuovo Allianz Stadium, ha registrato +175% dei ricavi da stadio, la Roma punta a fare almeno +100% ,così da riportare sotto il 40% la quota che dipende dai diritti Tv. Nel disegno della società, come spiega il direttore generale Mauro Baldissoni. «lo stadio e tutta l’area circostante, a partire dal “convivium” pensato al servizio di numerose manifestazioni, possono diventare il centro di intrattenimento più utilizzato del Sud Europa». Modelli? Londra e Los Angeles. Decisiva la sponsorship: la caccia è partita, l’ipotesi è ricavare 20 milioni l’anno sul decennio.

A Formello non staranno a guardare. «Gli stadi di proprietà – afferma Lotito – sono l’unica risposta possibile alla crisi del caldo e diventano una risposta possibile alla crisi della città». Il presidente è pronto a tirare fuori dal cassetto il progetto dello Stadio delle Aquile, che risale al 2005, vale circa 800 milioni e prevede un’arena da 40mila posti da costruire sulla via Tiberina, sui terreni di proprietà della sua famiglia. Con una cittadella dello sport pensata anche per baseball, rugby e nuoto, ma soprattutto, anche qui, con una sostanziosa parte commerciale. Plaude Filippo Tortoriello, presidente di Unindustria: «L’impatto economico diretto del nuovo stadio dell’AS Roma è scritto nei numeri: 1,3 miliardi di investimento, 250 milioni di euro di opere pubbliche e 4 mila occupati per i lavori di realizzazione sono un importante contributo all’economia della città. Adesso tocca alla SS Lazio e bisogna procedere spediti nella realizzazione dell’hub dello Sport tra l’Olimpico e il Flaminio che il ministro Calenda ha inserito nel nuovo piano industriale per la Capitale. Avanti con lo sport: sarà una vittoria per Roma». In attesa che i due impianti decollino, pastoie amministrative e politiche permettendo, il punto di contatto più immediato tra le squadre e la città è lo sguardo al settore giovanile.

La Roma destina 11 milioni del suo budget al vivaio, che conta nove squadre, a partire dai Pulcini 2007 fino alla Primavera, con 206 tesserati. La Lazio investe 4,7 milioni sui giovani, suddivisi in due rami: l’agonistico conta cinque squadre, la scuola calcio 29. Entrambi i club confidano che, dopo lo smacco della Nazionale esclusa dai Mondiali, sia la Federazione ad adottare riforme per il rilancio dei vivai. Se richiamare spettatori, tifosi e turisti è il target comune, differenti sono le leve su cui agire. La Roma a stelle e strisce è diventata digital: sull’ultima partita di Totti, che ha prodotto fiumi di tweet e post, la società di Zuckerberg ha aperto un business case. La Lazio si muove su canali più tradizionali: a fine estate inaugurerà una mostra sui suoi 118 anni di storia. Il derby continua.

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