ANNO ZEROCOPPE EUROPEETOP

ANNO ZERO di Paolo MARCACCI

QUANTO MI COSTI, AMORE MIO…

La passione non la misura certo il portafogli: questo è un dogma. Va premesso proprio a suffragio del discorso che stiamo per fare; del riconoscimento che stiamo per tributare.

Si avvicina, a grandi passi, un periodo di impegni ravvicinati, fondamentali per gli esiti stagionali, per la Roma. E per l’AS Roma, volendo non distinguere le due entità ma rafforzare il concetto. Contestualmente, si avvicina un mese in cui moltissimi tifosi giallorossi metteranno mano alle proprie finanze: alcuni potendoselo permettere in tranquillità, altri sacrificando altre voci del proprio bilancio familiare. Voce del verbo sacrificare, sacro di per sé, non soltanto a Pasqua. A cominciare dalla trasferta di Bologna, che per qualcuno vuol dire soldi contati per il “Camogli” all’autogrill pure nella terra dei tortellini e delle tagliatelle; passando per la trasferta del Camp Nou e per il costoso

ritorno dello stadio Olimpico il 10 di aprile. Un privilegio acquistato – e conquistato – non solo a prezzo di molti Euro ma anche a scatola chiusa, non conoscendo il risultato che nel frattempo sarà maturato nella gara di andata in Catalogna. Infine il derby, che quest’anno presenterà decisive implicazioni di classifica e di conseguenza di bilancio. In mezzo, le gare con Fiorentina e Genoa, quelle dal fascino inferiore e per le quali sono state studiate iniziative promozionali a beneficio di bambini e studenti, come spesso accade.
 Torna alla mente un messaggio letto in radio, giorni fa, quello di un tifoso che si dichiarava entusiasta di essersi assicurato un posto per Roma – Barcellona ma al tempo stesso non aveva il coraggio di confessare alla moglie di aver speso più di 90 Euro: ecco, questa è la Roma, patrimonio sentimentale e ideale – vocabolo che potrà sembrare eccessivo solo ai non romanisti – ed è la Roma anche quella di chi ha fatto la fila, trascorrendo ore estenuanti in piedi, senza poi arrivare a sfiorare coi polpastrelli il prezioso tagliando. I tifosi non saranno mai utenti o clienti proprio per questo: perché se c’è troppa fila al ristorante cambio ristorante; perché al cinema vado solo se il film mi interessa; perché se un negozio non mi soddisfa o è troppo caro, cambio negozio.
La Roma è un atto di fede; lo è stata e continuerà ad esserlo a prescindere dalle AS Roma che ci sono state in precedenza e che ci saranno in futuro. Ci piacerebbe, proprio per questo senso di appartenenza, che ai tifosi si dicesse grazie molto più spesso, in tutti i modi possibili e immaginabili. Perché per uno che tira fuori i soldi, a volte rinunciando a più d’una cena fuori o a qualcosa di più necessario, altri venti sognano di poterlo fare e non soffrono o gioiscono meno solo perché si accontentano della pay-TV o di recarsi al pub sotto casa.
Quando si parla del “marchio”, con tutti i significati che la parola contiene, bisognerebbe sempre ricordarsi che i tifosi ce l’hanno tatuato sul cuore.

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