RIVISTA LA ROMA. Il Personaggio: Alessandro FLORENZI

A ventisette anni appena compiuti Alessandro Florenzi si trova ad un bivio della carriera, dal punto di vista umano e tecnico. Legarsi alla Roma a vita o cercare altrove la definitiva consacrazione; puntare a specializzarsi in uno specifico ruolo o calarsi definitivamente nel difficile, e a volte ingeneroso, compito di jolly. Scelte che la maggior parte dei calciatori pondererebbero con matematico distacco ma che Alessandro, siamo certi, effettuerà seguendo il suo grande cuore, lo stesso che gli ha permesso di imporsi nel calcio che conta e farsi amare dalla gente romanista.

E il cuore, insieme ai polmoni e ai muscoli, Alessandro Florenzi non li ha mai risparmiati, mettendoli a disposizione della causa giallorossa. Un giocatore che sicuramente può rientrare nella categoria dei “generosi”, di quelli con i quali non puoi mai prendertela: sempre il primo a bagnare la maglia di sudore, l’ultimo a mollare nei momenti di difficoltà.

La carriera del “tuttofare” di Vitinia non è quella di un predestinato, fatta di talento e sregolatezza, ma quella di un ragazzo che ha lottato per conquistarsi un ruolo da protagonista. I primi calci all’Axa, società di famiglia, in cui il padre  aveva militato e dove la madre lavorava nel bar del centro sportivo. Da lì il passaggio alla Lodigiani, nelle file della quale attira le attenzioni delle due più importanti società della Capitale.

Una scelta, a quel punto, di sicuro non difficile per un ragazzo cresciuto nel mito della squadra giallorossa e dei suoi campioni: «Ho iniziato a capire il calcio e la Roma giocando sotto casa e guardando le gare in tv, da piccolissimo. Poi quando avevo cinque-sei anni, non ricordo bene la data, mio padre ha iniziato a portarmi all’Olimpico a vedere la squadra.

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