COLPI DI TACCO di Mario BIANCHINITOP

COLPI DI TACCO di Mario BIANCHINI

“Imputato” Totti Francesco, alzatevi!

Settembre , mese del Capitano. Ogni giorno il pensiero va a Porta Metronia dove nacquero i vagiti di Francesco Totti. Come disse Alberto Sordi :” il mio primo grido quando venni al mondo fu “forza Roma “, nasce il coro che rimbomba, non si ferma.

Vorrei donarti il mondo mio Capitano.
Per il tuo 41 compleanno rispolvero il mio “Blogger giallorosso” .

Vedi cosa combina la fantasia all’umile ammiratore “tradito ” da un perfido destino ?.
Però anche tu, benedetto figliolo, potevi nascere prima.
Leggete gente, capirete:

Tribunale Civile

Il Capitano dilata gli occhi chiari, limpidi, innocenti.
Inarca il sopracciglio.

Ma come si fa a non obbedire all’invito di un principe del Foro?
“Intanto m’arzo pe’ rispetto – mormora fra se Francesco – so curioso de vede’ come andrà a finire”

Mentre si mette sull’attenti, viene frenato dal contrordine stavolta
più gentile ma non meno intimativo.
“Anzi, resta seduto nel rispetto di garretti meritevoli di riguardo.

Oggi compi 40 anni. Ma ricorda, è l’unica concessione di questo tribunale.
Sia chiaro, vale pure per te.
La legge è uguale per tutti”.

Con la scusa dell’invito a non lasciare lo scranno, l’augusto Presidente passa dal voi al tu più democratico e sbrigativo. Si aggiusta la toga sulle spalle, dà uno sguardo ai canonici cordoni, gonfia il petto e dichiara aperta la seduta.

“Dagli atti risulta che sei accusato di aver impoverito la carriera di
un narratore di cronache sportive, meglio conosciuto con la dicitura
di giornalista. Gli hai impedito di raccontare i tuoi prestigi, la no-
biltà d’’animo in soccorso della gente bisognosa.

Rifletti bene. Adesso puoi capire meglio l’entità del danno considerandoche egli è nato a Roma, nel quartiere di Campo Dei Fiori dove ha conosciuto la passione romanista dal genitore testimone di Testaccio.

Alla luce della tua onnipotenza, hai trascurato di chiedere udienza al
Padreterno. Egli non ti avrebbe negato di venire al mondo una
manciata d’anni prima”.

Intanto il Presidente della Corte, si scopre all’improvviso tifoso
giallorosso. Chiede pausa, ridacchia sotto il baffo mentre va disegnandosi il fumetto sopra al capo. Anche perché la culla anticipata di Francesco sarebbe convenuta allo stesso Creatore sotto, sotto di fede romanista. Che gli sarebbe costato mettere al mondo un calciatore “super”, in anticipo di qualche lustro sulla data designata?

In quei tempi magri, sarebbe stato una manna per il giornalista, ma
soprattutto per la gente giallorossa.
Pensa che incanto poter guardare l’erba dell’Olimpico brucata da
un agnellino di talento.

Esso si stacca dal gregge e, smesso il candido mantello, diventa lupo
giallorosso. Piroetta con la palla, l’accarezza, la doma, la triangola
e quando torna, l’appoggia sullo scarpino, la fulmina all’incrocio.
Si chiamava Francesco Totti.

Splendido. Però, in mancanza del suo consenso, il “Big” dell’Universo si è visto costretto a lasciare che fossero gli eventi naturali a stabilire il tempo dei vagiti.
Troppo tardi.
Il fumetto presidenziale viene alimentato da un vocione.
“Non fare quella faccia, Totti – rincara il pubblico ministero – non
far finta di cadere dalle nuvole. Non incanterà il tuo volto.

Dal mio pulpito rinnovo le accuse.
Guarda come hai conciato il povero cronista. Egli si mangia le un-
ghie e i gomiti per aver riempito pagine di niente, quando avrebbe
potuto scrivere dei ricami dei tuoi piedi”.

“Ma che vuole questo da me?” si domanda Francesco chiedendo
conforto al pubblico sconvolto.
“Ma la gente non sa, non conosce ancora la verità. Quando saprà,
stai tranquillo, non mancherà di biasimarti anch’essa”.

Parole inquietanti, si solleva il brusio amico. Esso chiede spiegazioni
riguardo all’amato capitano, inchiodato sulla sedia dell’imputato
“Che hai combinato, figlietto mio?”. Azzarda una donnina costernata, anagraficamente denunciata dal candore dei capelli.
“Ma è così grave?” esige un omone lungo come una pertica.

“Qualcosa dev’essere accaduto. Chi l’avrebbe mai detto?” commenta
un giovanotto dalla faccia onesta.
Insomma, che cosa avrà mai commesso l’augusto pargolo di Porta
Metronia?
Forse è giunto il momento di chiarire.
L’aula ascolta incuriosita, gli avvocati prendono appunti, i giudici
annotano.

Tutti esigono spiegazioni in chiaro di una vicenda che vede il povero
Francesco sotto i fari senza colpa, oppure gravato da stoltezza?

Continua ad illustrarla il cancelliere:
“Il reporter, romano e romanista, per uno strano disegno del destino,
si ritrovò al servizio de “La Stampa” di Torino, giornale della
Fiat, della Juventus.

Aveva spazzolato e lucidato i tasti della macchina da scrivere, appuntito la penna, sistemato il taccuino.
Un corredo ineccepibile ad annotare le storie della Roma e del suo
fresco capitano.

Ma dietro l’angolo stava maturando una sorpresa amara. L’intima
gioia che scorreva dentro come un fiume in piena, venne improvvi-
samente infranta.

Francesco, se tu fossi nato prima di quel mesto giorno in cui apparve
un fattorino. Egli recapitava una lettera raccomandata con tanto
di ricevuta di ritorno.

Colto da un presagio infausto, il giornalista aprì la busta con mani
incerte e il cuore in tumulto.

“Egregio, Le comunichiamo che per Lei da oggi scatta la pensione.
La ringraziamo della collaborazione, cordiali saluti”
Parole secche, lapidarie, sbrigative e irrevocabili, dicevano più di un
discorso.

E adesso? Come farà a raccontare di Totti e della squadra giallorossa?
Preso da una sorta di rancore, di innamorato tradito, gli venne di
getto la scorciatoia dettata dall’istinto: “Francesco, se tu fossi nato
prima…. Ti porto in tribunale”.

Pure il cancelliere rimase interdetto. Questo cronista pare un matto,
ma lo capisco. Sul più bello, si è visto togliere la penna pronta a raccontare i fermenti della Curva, le prodezze del capitano. Come dargli torto? E allora dico anch’io: “Totti, se tu fossi nato prima…”.
Nel quadro affranto, era dipinta la figura del cronista adagiato sulla
poltrona del pensionato.
Francesco se tu fossi nato prima….

La sua vita scorreva fra nostalgie e rimembranze. Immaginava lo
scranno della tribuna stampa rimasto vanamente ad aspettarlo. Il
divano del soggiorno, morbido e accogliente offriva calore e solidarietà ma nulla a che spartire con il canonico mazzolo.

Il giornalista pensionato arrotava i polpastrelli e li appoggiava sulla
tastiera. Scriveva, scriveva e pensava: “Francesco, se tu fossi nato
prima…. Adesso a chi lo dò il mio elzeviro?”
Leggendo, leggendo il cancelliere giunse all’episodio più dolente.
I cuori giallorossi quella sera galoppavano affannati. Era in arrivo la
Juventus, calamita di ripicca e di vendette.

“Tu-ro-ne, Tu-ro-ne “, scandiva in coro la Curva, diventata un braciere a salutare i 4 pallini rifilati ai bianconeri.
Abbracci, baci e tanta voglia di gridare ancora “Tu-ro-ne,
Tu-ro-ne”.

Fu allora che Francesco superò se stesso con un gesto rimasto nella
storia. Passeggiando sornione a centro campo, dopo l’ennesima incursione nell’area juventina, fece oscillare quattro dita.
Rivolto alla panchina torinese, il capitano disse con il semplice gesto
della mano: “Quattro e annatevene a casa “.

Un terremoto di pensieri invase il cronista pensionato.
Tutta l’aula del tribunale, compresi il Presidente e il cancelliere, si
unirono all’accorato giornalista: “Francesco, se tu fossi nato
prima…”.

Assentiva pure la nonnina “A France, stavolta c’ha ragione lui. Se tu
fossi venuto al mondo prima, avresti fatto felice il giornalista e tutti
noi leggendo le cronache giallorosse sull’organo dell’acerrimo
avversario”.

“Quattro e annatevene a casa”.
Quando si ripresenterà la fortuna ad un cronista romanista di poter
raccontare in casa del nemico la movenza di Francesco?

Scriveva e rimarcava ma poi si accorgeva che mancava la materia
prima di un giornale inesistente.
Stufo di ascoltare accuse, rimbrotti, sospetti, il Capitano si alza e
chiede la parola.
Zittisce l’aula. Scende il silenzio.
“Adesso parlo io. Non la faccio lunga, vado al sodo. Senti, giornalista
ti lamenti e mi accusi di non essere nato prima. Bene, se lo vuoi
sapere ti porto io in tribunale e ti chiedo i danni. Perché non sei
nato dopo?”

Scoppia l’applauso.
Volano toghe e cordoni d’ordinanza.
La platea è in festa.
Ha vinto l’arguzia di Francesco.
Ha ragione. Perché non sei nato dopo?

 



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