A PRIMA VISTACOPPE EUROPEETOP

ROMA-VIKTORIA PLZEN. A PRIMA VISTA… di Paolo MARCACCI

Sinistro in buca d’angolo e partita subito in discesa: ci pensa Edin Dzeko, all’occorrenza stasera anche suggeritore di se stesso.

Neanche il tempo di accomodarsi che arriva il vantaggio, dunque; ora è più bello e più rasserenante riflettere sul fatto che il Gruppo G comincia soltanto oggi. Nel frattempo, nel fresco già freschissimo di Mosca, va temporaneamente in svantaggio il Real Madrid, il che rimescolerebbe la classifica dell’intero girone.

Steven N’Zonzi: non lo troveremo quasi mai negli highlights che propongono gli estratti con le giocate più appariscenti; datelo però agli appassionati di fantacalcio, se lo litigheranno: spalma la sua presenza nel corso dell’intero minutaggio, razionalizza il giropalla, fa sentire il suo peso nei contrasti, infine è famelico di testa, nell’accaparrarsi l’attimo fuggente nei rimbalzi.

Se dovessimo sintetizzare la linea giovane dell’atacco, diremmo che Ünder è voglia di fare, Kluivert di strafare, almeno nelle occasioni in cui cerca sempre un ricamo di troppo per l’ingresso nei sedici metri.

Va bene, la retroguardia del Viktoria Plzen marca in maniera quantomeno approssimativa, però Edin Dzeko non solo torna al (doppio) gol, prima dello scadere della prima frazione, ma anche alla nitidezza delle sue giocate, con scelte di tempo che stasera rivelano una ritrovata brillantezza. Come spesso accade per gli attaccanti che possono vantare un bagaglio tecnico del suo livello, resta il dubbio se siano più belli gli agganci o le conclusioni.

La fase difensiva? Beh, Juan Jesus – non solo lui, a ben vedere – stasera ci tiene svegli. Nulla di trascendentale, però certe esitazioni contro altri avversari possono costare carissime.

I tabellini annunciavano quattro – tre – tre; dopo un quarto d’ora si evince che la disposizione è palesemente quattro – due – tre – uno, con Lorenzo Pellegrini che si è preso la trequarti sin dai primi minuti, con lucidità e autorevolezza.

C’era bisogno di dominare, di disputare una gara avendola sempre in pugno, come contro Il Frosinone ma con davanti un avversario più forte e organizzato, connotato anche da una soglia di agonismo che la Roma riuscirà poi a frustrare con la sua maggiore qualità.

Una volta messa la partita in ghiacciaia, ci si chiede come mai non tocchi anche a Schick, a questo punto. Lo scriviamo dopo l’ora di gioco, con la Roma in totale controllo del match.

Intanto, arriva l’assist di Lorenzo Pellegrini per il gol di Ünder, sinistro nitido. Anche in questa occasione, la trama nasce da una sponda di Dzeko.

Quando Kluivert dà più retta alle sue intuizioni che alla voglia di stupire, riesce a incarnare una variante aggiuntiva nelle trame offensive già così efficaci di stasera: quando Kozácik ci mette tutto se stesso per agevolargli il compito, trova anche il gol e l’ “adozione” definitiva da parte dell’Olimpico. È da qui in poi che comincia la partita di Schick, assieme a quella di Luca Pellegrini e di Zaniolo. Il ceco, quello della Roma, si presenta con un eccesso di scavetti e tocchetti di fino. Stasera si può, ma lui dovrebbe approfittarne per mostrare altro.

Farebbe capoccella, o capocciona, il cinque a zero, con Fazio, se non fosse per qualche centimetro di fuorigioco.

Col passare dei minuti, la prestazione di Juan Jesus ha perso ogni sbavatura: Krmencik non è stato certo Van Basten, ma il brasiliano è parso crescere in concentrazione, col trascorrere dei minuti.

Schick, intanto sembra un po’ pretenzioso nelle richieste ai compagni. Crediamo che Di Francesco voglia ben altro, anche come atteggiamento. Giallo eccessivo, quello che rimedia per un braccio un po’ troppo largo.

E Bryan Cristante? Stasera molto, molto, molto ma molto bene, a cominciare dalla fase di interdizione.

Infine, il ritrovato slancio dell’Olimpico: applausi a un pubblico che applaude. Ah! C’è pure il quinto. Repubblica Dzeka.

 

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