A PRIMA VISTACOPPE EUROPEETOP

CSKA MOSCA-ROMA. A PRIMA VISTA… di Paolo MARCACCI

Grigia con riflessi ghiacciati, per così dire: la maglia della Roma sembra adattarsi al cielo moscovita, freddo nell’attesa di diventare gelido, chiuso nell’ellisse dello stadio Luzhniki, gremito per la vera grande occasione del Girone G, per il CSKA, perché il ragionamento dei padroni di casa è speculare a quello di una Roma della quale si dice che nell’agone europeo ritrovi qualità, concentrazione, efficacia. Una spruzzata di luoghi comuni su numeri che sembrano però incontrovertibili.

Nemmeno il fischietto del baffuto Çakir, la cui designazione avrebbe giustificato qualsiasi esorcismo, dati i nefasti precedenti, sembra riuscire a incrinare la concentrazione romanista, che si concretizza sin dai primi secondi con l’aggressione alta e sistematica che soffoca l’iniziativa dei padroni di casa e dopo tre giri di lancetta nello stacco di Manolas, talmente perentorio da far sembrare Akinfeev più responsabile di quanto sia effettivamente.

Meglio non poteva cominciare, lo dimostra il pugno di Eusebio Di Francesco, stretto e vibrato in direzione dei suoi uomini, ma anche rabbioso come se stesse prendendo per il Bavero Paulo Sousa e l’esercito di gufi e gufetti più diplomatici del portoghese idolo dei visagisti.

Sembra in grado, Kluivert, di suggerire sempre a se stesso il movimento giusto per creare scompiglio nella trequarti avversaria.

Il palleggio della Roma sembra però impigrirsi dopo la mezz’ora, lo evidenzia anche Di Francesco che lamenta a gesti il disappunto per la frustrazione di Dzeko, quando il bosniaco viene ignorato, nelle occasioni in cui arretra per farsi scaricare addosso il pallone.

Nel CSKA, Rodrigo Becão sembra un giovane Sammy Davis Junior, forse per questo la retroguardia russa ha ballato più di un po’.

Primo tempo in vantaggio: bene, ovviamente, ma si sarebbe già potuto puntare al KO e in coppa si deve sempre puntare al minimo di recriminazioni e rimpianti possibili.

Nel primo quarto d’ora della ripresa c’è tanto, persino troppo: il concorso di colpa romanista in occasione del pareggio di Sigurdsson (gran percussione di Akhmetov); il secondo giallo per Magnússon, indotto al fallo da un guizzo velenoso di Kluivert – sempre più efficace – innescato da un intelligente sponda di petto di Dzeko, il quale ha avuto a sua volta a disposizione il pallone del raddoppio sia nel primo tempo che nello scorcio iniziale del secondo. Momento convulso e delicato, sconquassato dal gol dell’uno a due, un minuto prima che si esaurisca il secondo terzo di gara, grazie a un pallone che in qualche modo Kolarov fa arrivare sul lato sinistro dell’area. Lucidità di inserimento e di tocco, per Lorenzo Pellegrini, una rete che può valere tantissimo in prospettiva. Fuorigioco, se Dzeko la sfiora? Con questi discorsi siamo in credito, fate i bravi.

Ünder per Kluivert, a venti minuti dalla fine: più che bene Giustino, oggi, soprattutto perché ha sempre squarciato il velo della sterile prevalenza moscovita per quanto riguarda il possesso palla.

Il CSKA è davvero in bambola ora, forse non soltanto a causa dell’inferiorità numerica; paradossalmente, la Roma sembra non riuscire a capitalizzare la fluidità del palleggio; anzi, Olsen deve restare allerta in più di una occasione, come per esempio quando Oblyakov entra con troppa facilità dalla trequarti al minuto settantasette. Sembra anche che il pubblico di casa senta che la propria squadra, pur “co’ ‘na scarpa e ‘na ciavatta”, come dicono sulla Piazza Rossa, possa riuscire a pareggiare il conto.

Intanto arriva Zaniolo per Pellegrini, mentre in mezzo un po’ troppa gente, a cominciare da ‘N’Zonzi, comincia a farsi saltare. I moscoviti ci stanno mettendo agonismo e qualità individuali, mentre Dzeko continua a battibeccare con Becão – Sammy Davis Junior.

Cristante, maciniamo chilometri.

Nel finale si rivede un barlume di pressing della Roma, tra un insulto e l’altro, forse in inglese, forse chi se ne frega, se si porta a casa tutta la “ciccia” dei tre punti, che vorrebbero dire CS – KO Mosca, nell’ottica del girone. Qualche carezza verbale anche da Florenzi, verso gli avversari, quando cede il posto a Juan Jesus e la fascia a Dzeko.

Dopo quattro minuti di recupero, la campagna di Russia del generale Eusebio frutta il massimo del bottino. Ora dovrebbe rifiatare un po’ di gente, a cominciare da Dzeko.
Già, ma chi ci metti?

 

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