RASSEGNA STAMPASTAGIONETOP

Roma, punto di ricaduta

(IL MESSAGGERO, Trani) «Ditemi voi che cosa devo fare?». Di Francesco, rivolgendosi alla platea dopo il pari di Bergamo, conferma che quanto si vede in campo in questa stagione sfugge anche al suo controllo. La Roma va sempre in altalena. Ingovernabile dall’allenatore, in panchina e nel lavoro quotidiano. E dagli stessi giocatori in campo, con i senatori che, nonostante l’esperienza, hanno lo stesso impatto dei giovani, spesso decisivi nell’esuberanza o al tempo stesso fragili nella timidezza. Eusebio ammette di non avere la soluzione per questa squadra che appare e scompare. Efficace e vulnerabile nella stessa partita. Comportamento che non è da big. E che, in questo torneo con diversi club in corsa per il 4° posto, mette a rischio il piazzamento in zona Champions.

SENZA IDENTITA’ – Non conta lo spessore dell’avversario. È solo la Roma da tenere sotto osservazione. Lo fa Di Francesco. Che, preparata da lui bene la partita e interpretata nel modo giusto dai giocatori, vede la squadra uscire improvvisamente di scena. Le sostituzioni, sbagliate o giuste che siano, non aiutano quasi mai. L’allenatore, se avesse potuto, avrebbe cambiato 6 titolari e non 3. L’incapacità di gestire il match (e il risultato) è il difetto che più lo angoscia. In casa e fuori. Ha fatto riferimento all’assenza di personalità, questione entrata nel colloquio avuto ieri con il gruppo. Nel paragone con la scorsa stagione, il passo indietro è evidente. Sono andati via leader come Alisson, Nainggolan e Strootman. E De Rossi non gioca dal 28 ottobre. Eusebio non ha fatto un piega, fidandosi di interpreti di carisma come Fazio, Kolarov, Nzonzi e Dzeko. Dovrebbero trascinare. Si fanno invece coinvolgere, soprattutto quando il match prendere la piega peggiore. Evaporando con gli altri.

GRUPPO IN PANNE – La Roma, e le 5 rimonte subite lo confermano, dura spesso fino all’intervallo, o poco di più. Di Francesco sa che qualcosa nella preparazione atletica non ha funzionato. L’estate prossima dovrà per forza modificarla. Anche perché i 27 infortuni muscolari incidono sul rendimento stagionale. A Bergamo è stato toccato il fondo. Nessun tiro in porta nella ripresa (mai più successo dal novembre 2011), possesso palla lasciato all’Atalanta (picco del 68 per cento), baricentro instabile e forzatamente basso. I giocatori quando corrono, sprecano solo energie. In più, senza farla passare come giustificazione, c’è chi va in campo non ancora al top: Nzonzi, Pellegrini, Dzeko, El Shaarawy e lo stesso Karsdorp, titolare per 3 gare di fila dopo esserlo stato solo a fine agosto e quindi 5 mesi fa. Poi, a parte l’anarchico Kluivert, sono entrati Florenzi e Fazio, reduci entrambi dall’influenza. Fisicamente, insomma, non c’è stata partita.

SCARSA AFFIDABILITA’ – Le assenze non aiutano. Nemmeno gli impegni ravvicinati. Ma il blocco mentale e il deficit atletico non sono sufficienti a motivare i soliti black out.. Il 4-2-3-1, copione poco gradito a Di Francesco, è l’immagine della Roma di oggi. Incompiuta. Segna più che l’anno scorso (in 5 gare 15 gol, contando quella di Coppa Italia contro l’Entella: media di 3 a partita), ma ha già subito 29 reti (28 alla fine dell’ultimo torneo). Così in classifica ha 7 punti in meno ed è al 5° posto. Situazione non compromessa, ma da prendere di petto. A Trigoria più che sul mercato. Perché qualsiasi operazione da fare entro giovedì sera non cambierebbe certo il trend che ha caratterizzato le 28 gare stagionali (con 28 formazioni diverse). A Eusebio (che il 21 dicembre disse: «Inevitabile intervenire a gennaio») servirebbe un difensore. Poi, in estate, la rosa andrà però rivisitata. E migliorata.

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