CAMPIONATOSTORIA DI IERI di Diego AngelinoTOP

LAZIO-ROMA. “Storia di ieri”, riflessioni del giorno dopo…

di Diego ANGELINO – “Ai punti” vale solo nel pugilato. Ciò non toglie che da vent’anni non si vedeva un derby con una Lazio così superiore.

Fonseca aveva fatto ciò che auspicavo al termine di Roma-Genoa: un atteggiamento più accorto per togliere la profondità alla Lazio, Zappacosta terzino destro e Florenzi alto a sinistra, per garantire più equilibrio.

Il terzo infortunio muscolare, con la stagione appena partita, cambia i piani dell’allenatore, che deve inserire un Kluivert sì mobile ma sempre autore della scelta più sbagliata – ed egoista – in fase offensiva.

C’è grande sacrificio della Roma, che difensivamente si mette 4-4-2 cercando di creare densità ma offrendo, purtroppo spesso, il fianco agli avversari. Lo fa non solo con gli spazi concessi (quante volte Florenzi si è trovato 1 contro 1?) ma anche con tanti errori in fase di alleggerimento, per una ricerca ossessiva del possesso palla.

Ecco quindi che Pau Lopez quasi regala un rigore in movimento agli avversari e che Kolarov – a mio avviso subendo fallo – permette a Milinkovic  di avviare l’occasione del pari.

Zaniolo, ingiustamente ammonito, offre un’ora di grande calcio sfiorando tre volte il goal (con due pali all’attivo); Džeko, molto solo, trova il rigore e nella ripresa prova a far salire la squadra; Under ha in pratica un solo guizzo in 90’; Cristante fa tutto quel che può in un ruolo non suo; Pellegrini prende coraggio e confidenza con la nuova posizione; Mancini dà l’impressione di avere ancora molto da imparare.

La condizione fisica, poi: la Roma cede di nuovo alla distanza, come può accadere quando fai un gioco dispendioso o quando corri a vuoto, perché sei in difficoltà nell’interpretare ciò che ti viene chiesto.

Le partite si possono modificare pescando dalla panchina: Fonseca è costretto però a far affidamento su Santon e Pastore (oltre Diawara) e, per una squadra che punta alla zona Champions, non è accettabile.

Smalling, Veretout, Mkhitaryan: un ingresso per reparto per una Roma che possa sfuggire a una mediocrità che, speriamo, non contraddistingua la stagione.

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