CAMPIONATOSTORIA DI IERI di Diego AngelinoTOP

SASSUOLO-ROMA. “Storia di ieri”, riflessioni del giorno dopo…

Mancavano solo Cosmi o Colantuono che chiedevano ai propri giocatori di non infierire: per il resto la Roma, in questo deprimente gioco dell’oca, è tornata al punto di partenza del decennio americano. Che, a meno di un clamoroso successo in Europa League, sarà prevalentemente ricordato come quello delle umiliazioni.

Orribile autocitarsi ma, nell’analisi post Roma-Lazio, avevo testualmente scritto: “Agli acquisti bisognerebbe aggiungere la voglia vista ieri in campo: è tirarla fuori col Sassuolo, il Parma, il Brescia che divide le buone dalle grandi squadre”.

Lungi da me lo sbrodolarsi, perché sono certo che quelle parole siano state pensate da ogni tifoso della Roma che dei giallorossi abbia visto più di dieci partite in vita sua.

Il Sassuolo è nelle parti basse delle Serie A: può permettersi l’alternanza di risultati che lo contraddistingue solo perché la massima divisione a 20 squadre offre numerose ancore di salvezza.

Un avversario ben più che abbordabile, quindi, per una Roma che deve (dovrebbe) lottare per il quarto posto. Un avversario che diventa il Real Madrid anche perché, checché ne dica qualche dirigente, questa era una squadra ampiamente migliorabile, che ha visto rimpiazzare Zaniolo infortunato e Florenzi con dei giovani di belle speranze.

Hai perso perché non c’era Florenzi? Certo che no. Hai perso perché sei superficiale nelle valutazioni e, ogni volta, lasci andare elementi comunque d’esperienza, offrendo spazio all’umore dei giovani, più soggetti mentalmente alla discontinuità.

Inoltre persisti nel non fare capire ai tuoi giocatori la differenza tra vittoria e sconfitta: se vincere o perdere 4-2 con il Sassuolo provoca le stesse reazioni, non potrai mai pretendere troppo dai tuoi calciatori, al di là del loro livello.

Non voglio parlare degli errori dei singoli ieri, ma vorrei difendere Pellegrini, autore dell’assist per il 100° goal di Džeko con la maglia giallorossa: come troppo spesso capita, il giocatore romanista ha meno diritto degli altri a poter vivere una giornata negativa.

La rabbia più grande, infine, è non poter parlare a dovere dell’arbitro Luca Pairetto, figlio del Pierluigi condannato in Appello per Calciopoli e poi prescritto, fratello dell’Alberto dipendente della Juventus: l’atteggiamento di questo signore è un’altra delle mancanze societarie, non in grado di esigere semplice rispetto nei Palazzi che contano.

(Rubrica di Diego ANGELINO)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *