CAMPIONATOSTORIA DI IERI di Diego AngelinoTOP

MILAN-ROMA. “Storia di ieri”, riflessioni del giorno dopo…

Con la scusa del rodaggio, del caldo e dei pochi giorni di riposo (ma dal 1’ non hanno iniziato 6 giocatori che non lo avevano fatto con la Samp?) va in scena probabilmente l’atto conclusivo di questo campionato romanista.

Se il pensiero del quarto posto risultava complicato già prima della partita di ieri, diventa ora pura utopia guardare al piazzamento Champions; con, anzi, rossoneri e Napoli che insidiano la quinta piazza.

6 sconfitte su 11 gare di A nel 2020 sono un bottino che non salva nessuno dalle proprie responsabilità: sono l’atto finale di una rappresentazione sportiva da tempo scivolata nella farsa.

Dovremmo sempre sottolineare l’inadeguato contorno societario: i DS scaricati; l’incertezza costante al posto d’indispensabili punti fermi. Finalmente dopo anni, però, è una realtà che ormai solo gli ultimi giapponesi non vogliono vedere.

Parliamo, allora, del campo: posso prendermela con Zappacosta, che ha giocato una manciata di minuti in 10 mesi? Forse non era l’ideale fargli fare 90’… Posso arrabbiarmi se Mirante è costretto a fare dribbling e lanci perché costantemente sollecitato dai compagni?

I quali, facce scure a parte, seguono solo il copione – scritto dall’allenatore – di un “tiki-taka” semplicemente inappropriato al livello tecnico di molti elementi della rosa.

Cosa posso chiedere a Kalinic e Pastore, che passeggiano per 10’ più recupero nel roboante silenzio di S. Siro? Cosa posso dire a Diawara per l’ennesimo assist a un avversario (seppur viziato probabilmente da un fallo) che costringe Smalling al fallo da rigore?

I limiti della rosa sono evidenti e, quando i punti iniziano a pesare, vengono fuori senza fare sconti.

Il rischio di due anni consecutivi senza Champions – e soprattutto senza gli introiti della stessa – prende corpo, a meno di un miracoloso successo in Europa League. Con il debito alle stelle e senza un nuovo acquirente, la strada che potrebbe attenderci la conosciamo già: vendere, vendere, vendere.

(Rubrica di Diego ANGELINO)

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