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SPEZIA-ROMA. “Storia di ieri”, riflessioni del giorno dopo…

di Diego ANGELINO – Tre punti all’ultimo respiro: perché non esserne contenti?

Si chiede alla Roma di “giocare bene”: ieri, contro lo Spezia che ha espugnato San Siro, si è perso il conto delle occasioni, dei pali, delle circostanze offensive create.

Questo mentre viene fuori, ancora una volta, quel livello medio di qualcuno, per non dire mediocre, che ti impedisce di chiudere il match già al 45°, altro che 99°.

Perché sì, in alcuni frangenti c’è sfortuna: vedi i pali di un Pellegrini modalità inizio stagione e di un Cristante in una delle sue migliori gare romaniste.

Ma in altri, dai cross ciccati ai palloni calciati in tribuna con quasi tutto lo specchio della porta a disposizione, subentrano imperizia e mancanza di cattiveria.

Mourinho sceglie Zalewski, giovane adattato a fare l’esterno; meglio lui del Vina di questa stagione e dell’attuale Maitland-Niles: quando ha palla tra i piedi, il classe 2002 non si appoggia dietro, ma cerca al contrario sempre la giocata in avanti.

Due trequartisti dietro a una punta: anche questa è una mossa che dà benefici alla Roma.

Tre difensori centrali che diventano due nel secondo tempo: l’allenatore portoghese, squalificato, non può che togliere Mancini all’intervallo. Per sfruttare la superiorità numerica, certo; ma anche per evitare che il vicecapitano finisca anzitempo negli spogliatoi, dato lo sciocco cartellino giallo che rimedia a pochi secondi dall’intervallo.

Entra Zaniolo ed è un’ulteriore scossa, per una Roma che crea e non segna. L’arbitro Fabbri non fischia il contatto tra Nzola e Zalewski: Rui Patricio c’è.

Fabbri, ancora, grazia Agudelo, non comminandogli il secondo giallo. Poi, dopo il solito recupero risicato, si trova a dover decidere se dare un rigore o no alla Roma.

Imbarazzante che in Serie A la postazione VAR sia praticamente a centimetri dal pubblico. Il direttore di gara decreta il sacrosanto penalty non prima di aver ammonito Zaniolo, reo forse di mostrargli il volto insanguinato.

Zaniolo che sull’ultimo corner si getta senza paura rischiando i connotati, senza poi stramazzare al suolo, ma tentando ancora di concludere in modo vincente l’azione.

Il rigore che batte Abraham pesa tantissimo:
ma l’inglese, al diciannovesimo goal stagionale, lo calcia con ammirevole freddezza.

Tre punti per continuare a lottare per l’ingresso in Europa: da quale eventuale porta, potrà dircelo solo questo finale di stagione.