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DIVAGAZIONE ROMANISTA… Il Feyenoord, Dessers, Til … Ma alla fine dipende solo dalla Roma!

di Franco BOVAIO – La finale è alle porte. Ammazza che ansia! Soprattutto per chi, come noi, ha avuto la sventura di vivere quelle due finali che sono andate male: quella maledetta con il Liverpool nella Coppa dei Campioni 1983-84 e quella barzotta (scriviamo così, tanto chi vuole capire capisce) con l’Inter nella Coppa UEFA 1990-91.

Due finali perse su due, dopo quella vittoriosa contro gli inglesi del Birmingham nella Coppa delle Fiere del 1961. Che dato che l’ha vinta la Roma era una “coppetta”, come dicono i nostri storici avversari. Che ripetono il concetto anche per questa Conference. Ma solo perché non ci sono loro. In tal caso sarebbe diventata una “coppona”. Anzi: la “coppona più coppona” del mondo.

Vabbé, lasciamo gli altri alle loro invidie e concentriamoci su questo Feyenoord. Che non è certo una squadretta, ma un avversario di tutto rispetto, per battere il quale bisognerà essere al massimo della forma, fisica e mentale.

In questa Conference gli olandesi hanno iniziato nelle fasi di qualificazione prima della Roma e hanno uno score di 12 vittorie, 5 pareggi e 1 sola sconfitta, peraltro ininfluente. Perché arrivata nella gara di ritorno dello spareggio-qualificazione contro gli svedesi dell’Elfsborg dopo che li avevano battuti 5-0 in quella di andata a Rotterdam. Poi, proprio come la Roma, hanno vinto il girone iniziale e sono arrivati alla finale senza perdere neppure una partita. Mentre la Roma, dai gironi in poi, ne ha perse due, entrambe contro il Bodo/Glimt.

A Tirana si deciderà anche chi sarà il capocannoniere della Conference. Un titolo che è conteso proprio dai due centravanti di Roma e Feyenoord: Abraham e Dessers. Con quest’ultimo che è avanti di un gol rispetto al romanista: 10 a 9. Dunque un occhio di riguardo al belga/nigeriano Cyriel Dessers, là dietro, sarà bene darglielo. Perché è veloce, abile tecnicamente, opportunista e scaltro. Mancini, Smalling e soprattutto Ibanez (troppo spesso confusionario e scivoloso) sono avvisati. Anche se, per controllare lui, non dovranno dimenticarsi di Guus Til, l’altro bomber della squadra di Rotterdam, che quando attacca sa il fatto suo.

Diverso è il discorso quando difende. Perché dietro il Feyenoord balla spesso e volentieri, anche se il perno della difesa, l’argentino Marcos Senesi, è uno di quei difensori che molti vorrebbero avere nella proprio squadra. Mourinho compreso, almeno stando alle voci di mercato.

Nel suo campionato il Feyenoord è arrivato terzo dietro all’Ajax e al PSV soprattutto grazie al suo calcio aggressivo. Tutto basato sulla corsa, sul pressing, sulle ripartenze e sulle verticalizzazioni. Che potrebbero mandare in crisi la troppo spesso compassata Roma degli ultimi tempi. Che a centrocampo dovrà agire in modo da limitare l’azione del regista turco Orkun Kokçu. L’uomo che fa girare tutta la manovra della squadra olandese.

Alla fine, però, siamo convinti che molto dell’esito della finale di Tirana dipenderà dalla Roma, più che dal Feyenoord. Roma che dovrà giocare come ha fatto contro il Bodo nel match di ritorno dei quarti e contro il Leicester in semifinale. Perché anche il Feyenoord, come queste due, è una classica squadra del nord Europa. Con i suoi pregi atletici e tattici e i suoi difetti in quanto a fantasia e inventiva. Come il grande ex della sfida Karsdorp sa bene. Visto che con il Feyenoord è calcisticamente cresciuto e si è affermato.