RASSEGNA STAMPATOP

Dritti alla meta

(IL TEMPO) «Fino alla vittoria». C’è solo un risultato per la Roma stasera contro il Leicester ed era scritto nello striscione della Curva Sud esposto con il Bodo Glimt e poi all’andata in Inghilterra. Vincere per la storia, in palio una finale europea, sarebbe la prima per i giallorossi dopo 31anni dalla maledetta doppia sfida con l’Inter in Coppa Uefa. Una delle tante, troppe delusioni patite da un popolo che meriterebbe finalmente una grande gioia. È la Conference League ma fomenta quanto una Champions. L’Olimpico sarà tutto pieno e stavolta pure parecchio rumoroso. A maggior ragione dopo la «chiamata alle armi» di Mourinho alla vigilia. «Si può stare allo stadio come spettatori – spiega l’allenatore – oppure si può venire a giocare la partita. Se abbiamo 70 mila spettatori il significato è nullo, se abbiamo 70mila che vogliano giocare è una storia diversa. Io e la squadra chiediamo questo alla gente: non venite all’Olimpico per guardare la gara, ma per giocarla».

In realtà saranno circa 64-65mila, compreso il grande doppio ex Claudio Ranieri e il totem Francesco Totti, ma se ci fossero stati il triplo dei posti disponibili, i tifosi li avrebbero occupati tutti. I romanisti si affidano ancora a Mourinho, l’uomo che può insegnare come si vincono certe partite avendo già giocato ben dieci semifinali europee, di cui quattro vinte, portando poi sempre a casa il trofeo. «La mia ambizione è la stessa in ogni sfida – prosegue lo Special One – voglio vincere sempre la prossima e se è una semifinale ancora di più. La corsa del Leicester è stata in Europa League, mentre la nostra è stata in Conference sin dalla prima gara in Turchia ed è stata davvero difficile: sono 14 match e abbiamo la possibilità di andare in finale, dobbiamo fare tutto ciò che possiamo per meritarci di arrivare in fondo. Mi piacerebbe una partita come quella di Leicester, dove Rui Patricio ha fatto una parata in 90 minuti. Il pubblico può aiutarci, ma i giocatori devono avere la maturità per gestirlo in modo poco emotivo e più razionale».

Ha l’intera squadra a disposizione tranne Mkhitaryan e «non abbiamo un altro come lui come succede nelle squadre top. Ma possiamo fare diversamente e l’obiettivo non cambia: vogliamo andare in finale. Siamo qui come gruppo e combatteremo». Il portoghese è convinto che sia «molto possibile vincere, ma solo se siamo tutti al massimo livello. Sono convinto che Oliveira, Veretout o qualcun altro, che è un’opzione, ci aiuteranno». La questione dei regali da scambiarsi con il suo ex collaboratore Brendan Rodgers lo diverte. Il tecnico del Leicester, dopo il vino regalato all’andata, scherza: «Cosa mi aspetto da José? Una tazza di tè». Mourinho, che ha ordinato una bottiglia di rosso per ricambiare, rilancia: «Se vuole il tè lo avrà e mi tengo il regalo che gli ho fatto». Poi torna serio parlando del futuro: «Voglio di più e spero che la prossima stagione saremo in grado di pensare in modo più grande. Ma conoscevo il progetto e la sua natura, cerco di dare tutto quello che ho e amo lavorare qui. Meritiamo di finire la stagione con qualcosa da celebrare, ovviamente un trofeo sarebbe fantastico». E Roma con la sua gente non aspetta altro.