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VERONA-ROMA. A PRIMA VISTA di Paolo MARCACCI

Quello che era già un appuntamento indifferibile con i tre punti, intesi anche come obbligo, alla fine della giornata di ieri si è trasformato in un boccone piuttosto ghiotto, viste le sconfitte di Lazio e Milan maturate in circostanze che davvero non era possibile prevedere. Già due scherzetti di Halloween, per dire. 

Mettiamoci anche le defezioni annunciate in un Verona che nelle ultime sei giornate si è consegnato a qualsiasi avversario, dopo la vittoria ottenuta il 4 settembre al Bentegodi contro la Sampdoria. Serve altro? 

È stupefacente, ovviamente in negativo per la Roma, che si affrontino due attacchi che hanno prodotto così pochi gol, 13 la Roma e 10 il Verona: cifre così simili per squadre così distanti, come valore della rosa e classifica. È stato, fino a ora, il vero grande problema della squadra di Mourinho. 

Nel primo tempo di cose ne succedono pure troppe, a cominciare dai due pali di Abraham che riesce a non segnare in nessuna delle due occasioni; passando per il vantaggio del Verona che vorremmo continuare a rivedere per capire quanto e come fosse ostruita la visuale di Rui Patricio. Fa quasi tutto Dawidowicz: gol e tentata amputazione della gamba sinistra di Zaniolo. Viola, più che rosso. 

Non si può picchiare quasi impunemente un giocatore come Zaniolo in una partita di Serie A, non è ammissibile. Questo però dice anche dell’utilità e della qualità avuta oggi dal numero ventidue della Roma.

 Il gol del pareggio, con meriti enormi di Camara e firma meritata da Zaniolo, non salva la prestazione degli uomini di Mourinho, non del tutto perlomeno. 

Secondo tempo: cambi, parecchio caos, Verona abbarbicato al proprio agonismo; Roma con Abraham, Belotti, Shomurodov ed El Shaarawy tutti assieme ma senza sfondare, pur occupando stabilmente il quartier generale del Verona.

Poi un sinistro delizioso di Volpato, dal limite, su imbeccata di Matic: 1 – 2, pesante come ghisa. Poi 1 – 3, El Shaarawy, ristabilendo le proporzioni.