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Suicidio Roma, la Lazio gode: decide Anderson

(IL TEMPO) La Roma si suicida e la Lazio gode portando a casa il 157° derby della Capitale con un solo tiro in porta: anzi due. Ma basta e avanza per fa male a una Roma che non fa molto di più se non attaccare in maniera sterile per tutta la gara senza mai trovare però la qualità giusta o la giocata decisiva per rientrare in partita dopo il generoso regalo di Ibañez alla mezz’ora.

È l’episodio che, come speso accade in una stracittadina, decide la sfida. La Lazio svolta quando il difensore brasiliano commette l’ennesima ingenuità (la quarta stagionale costata un gol per la retroguardia giallorossa) facendosi sfilare dai piedi una palla dolorosissima dall’ex compagno Pedro. Lo spagnolo è rapido e cattivo (tra i migliori dei suoi finché resta in campo), palla a Felipe Anderson e ospiti avanti.

Il resto è una partita brutta, spesso interrotta, nella quale si concretizza raramente sotto porta. La Roma attacca e la Lazio che fa quello che deve fare: ribatte colpo su colpo, sta stretta lì dietro e rinuncia al suo solito gioco per portare a casa la pagnotta: e gli riesce. Anzi, avrebbe segnato anche il raddoppio se Rui Patricio non avesse fatto un mezzo miracolo sempre su Anderson.

Troppo poco la traversa colpita da Zaniolo (complice la deviazione di Marusic), così come l’apporto di Abraham: problema che Mourinho prima o poi dovrà affrontare. E, visto che piove sempre sul bagnato, Mou perde anche Pellegrini in vista delle ultime due uscite di campionato prima della lunga pausa mondiale: altro infortunio, ancora una volta all’Olimpico… vorrà dire qualcosa?

Lazio al terzo posto e Roma quinta agganciata dalla Juve e condannata (Ibañez in primis) a qualche giorno di penitenza così come i suoi tifosi costretti ad “abbozzare” alle battute dei rivali di sempre. Anche questo è derby.