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ROMA-EMPOLI. A PRIMA VISTA di Paolo MARCACCI

Il pubblico della Roma, così come il suo staff tecnico, dovrebbero smettere di ragionare sulle caratteristiche dell’avversario di turno. Molto più utile è riflettere sul momento psicologico che attraversano Pellegrini e compagni, su cosa il gruppo vuole da questa stagione, sul livello di autostima con il quale la Roma si prepara, anche, a riprendere il suo cammino europeo contro un avversario forte e organizzato come il Salisburgo. 

Poi, ci sarebbe un altro interrogativo, quasi inconscio, che una moltitudine di tifosi ricaccia in un angolo remoto della propria mente, senza riuscire del tutto a rimuoverlo: cosa c’è, oggi, nella testa di Mourinho? È maggiore il numero di dubbi o di propositi? Conta, non poco. 

Nel frattempo, il Signor Chiffi fischia l’inizio, contro un Empoli in fiducia. 

Inizio migliore non poteva esserci, con due calci piazzati che si traducono in un duplice vantaggio firmato Ibanez e Abraham; in questo la Roma sa essere molto cinica e produttiva. Questa formazione, al netto di ogni discorso, non si sarebbe negata l’approdo in semifinale di Coppa Italia. L’Empoli è colpito a freddo e per una mezz’ora buona non riesce a mettere la testa fuori dal guscio; nell’ultima mezz’ora gli uomini di Zanetti riescono ad alzare il baricentro e arrivare a pungere, senza però impensierire più di tanto, dalle parti di Rui Patricio. Colpito un paio di volte alla schiena Dybala, che esce con una smorfia di dolore. 

Secondo tempo più conservativo, con i ritmi che si abbassano e con Dybala al quale Mourinho risparmia gli ultimi 20’. L’ingresso di Bove al suo posto è il timbro su questo discorso.