CAMPIONATOSTORIA DI IERI di Diego AngelinoTOP

ROMA-VERONA. “Storia di ieri”, riflessioni del giorno dopo…

di Diego ANGELINO – Sta tutto in quel mettersi in cerchio a fine partita: una squadra con dei limiti di qualità e rosa che prosegue la rincorsa Champions, con un successo sofferto ma netto. L’azione del goal-vittoria genererebbe fiumi di lodi, non fosse a farla la squadra di Mourinho.

Pesano le assenze; bisogna sperare nelle alternative: Spinazzola fa 45′ vecchio stampo, nobilitati dall’assist di tacco; Belotti 75′ di utile battaglia, privi solo del sigillo della tranquillità; Karsdorp nasconde bene i tre mesi di inattività; Solbakken si ambienta dopo un po’: quando lo fa, trova la rete da 3 punti.

El Shaarawy continua a essere un fattore, sebbene non trovi mai il guizzo davvero pericoloso. Detto del terzetto difensivo che contribuisce alla quasi inoperosità di Rui Patricio, credo la palma del migliore spetti al sempre troppo bistrattato Cristante: avrà sporcato 100 palloni, tra cui quello che, al 91′, impedisce una possibile ripartenza all’avversario.

Vicino a lui c’è Edoardo Bove: tolti un paio di palloni persi a cavallo del 60′, gioca una gara sostanziosa, con quel mordente che lo accompagna nell’intero arco della partita.

Terzo ingresso consecutivo per Wijnaldum: meno minuti rispetto a Lecce e Salisburgo ma più palloni toccati e bene. Lavora con esperienza tra bandierina e cronometro, per aiutare la Roma a conservare il terzo posto.

La chiusura è tutta per Mourinho, ai microfoni con l’elmetto, come nei momenti in cui può dare il meglio: difende i giocatori; attacca quelle parti di stadio che mugugnano quando qualcuno (“Non Cafu o Maicon”) sbaglia un passaggio; sottolinea di nuovo l’esiguità della rosa; crea l’ambiente per giovedì sera. Fuoriclasse.