A PRIMA VISTACOPPE EUROPEETOP

REAL SOCIEDAD-ROMA. A PRIMA VISTA di Paolo MARCACCI

Lo scambio di sciarpe dell’andata non doveva trarre in inganno: era chiaro che la Roma avrebbe trovato un ambiente da corrida, iniziato peraltro fuori dallo stadio Anoeta.

Sin dall’inizio della partita, si capisce bene quale sia una delle principali criticità della serata: il protagonismo del Signor Kovacs, direttore di gara rumeno più incline a ordinare alla panchina della Roma di restare seduta che a vigilare sulle entrate “ortopediche” di Zubeldia e compagni. 

Roma che scende sul terreno della lotta, che sugli spalti si tramuta in bolgia, senza accettare il clima da wrestling che tanto piacerebbe agli avversari. Un possesso di palla preponderante dei baschi ma una Roma la cui disposizione riesce a schermare e contenere le iniziative avversarie, prodotte con prevedibile intensità. Il piglio da lottatore di Andrea Belotti è encomiabile: reduce da un intervento, recuperato in fretta e furia, prende due o tre calci per ogni pallone che difende, senza fare una piega. 

Il secondo tempo, con l’inizio “a tutta” dei biancomalva, trova la Roma pronta e attenta nel rispetto delle distanze, nel senso dell’anticipo e nelle uscite contro i tiratori avversari. Io norvegesone Sorloth, così prolifico in Liga, in quasi due partite Smalling se lo è infilato nel taschino. 

Intorno al 70mo, il cronometro diventa definitivamente un alleato della Roma: dopo un’occasionissima incredibilmente fallita da Oyarzabal – Roma fortunata nella fattispecie – due squadre stanchissime vanno avanti con due differenti soglie di adrenalina. Fuori un Dybala controllato con durezza sistematica e sempre con un Gallo gladiatorio, arrivano El Shaarawy e Abraham.

Un grande Zalewski frangiflutti. 

Si va ai quarti, gente, dopo aver già fatto fuori Salisburgo e Real Sociedad.