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Mourinho, ancora i piedi sul tavolo

(IL MESSAGGERO) Questa volta José Mourinho si è superato. Non si è limitato a postare una foto dei piedi incrociati, ma ha architettato un brevissimo piano sequenza con tanto di “attori” protagonisti e co-protagonisti. Ha chiesto a quasi tutti i membri del suo staff (Foti, Nuno Santos, Cerra, Rapetti, Salzarulo, Lanin, Esposito e Raieta) di raggiungerlo nel suo ufficio a Trigoria.

Alcuni li ha lasciati in piedi a fissare il vuoto, altri li ha fatti sedere su sedie e divanetti a (far finta?) leggere degli appunti. José, invece, si è piazzato su una sedia, ha messo le gambe sul tavolo e incrociato i piedi. Il cameraman alle sue spalle ha ripreso la scena per 16 secondi, sufficienti per recapitare il messaggio ai diretti interessati.

Quale? Sempre il solito: bisogna accelerare sul mercato. Non è infatti la prima volta che lo Special One incrocia i piedi senza far nulla. Un segno d’attesa che ha mostrato anche lo scorso anno prima che arrivassero Dybala, Wijnaldum e Belotti. Qualcuno nutriva dei dubbi sul significato del gesto e allora lui per non lasciare nulla al caso ha spiegato, in una delle tante conferenze stampa invernali, che quello era un messaggio rivolto a chi si occupava di mercato.

Dunque, Tiago Pinto, ma soprattutto la proprietà che valuta strategie, stanzia fondi e ha l’ultima parola su tutte le operazioni, sono chiamati a far presto. La sensazione di Mourinho è che le trattative stiano andando troppo a rilento e che alcune siano ancora in alto mare. Il motivo è sempre lo stesso: strappare la formula migliore per rientrare nei paletti del “settlement agreement” stipulato con la Uefa.

Manca soprattutto l’attaccante che possa sostituire Abraham, almeno un altro centrocampista e qualcuno sulla sinistra che possa far rifiatare Zalewski e Spinazzola che intanto ha ricevuto un’offerta di sei milioni l’anno per tre anni dall’Al-Shabab). A destra è arrivato Kristensen in prestito secco: oggi visite medicheI giorni passano, lunedì torneranno anche i calciatori che sono stati in nazionale a giugno e la squadra sarà praticamente al completo con i soli due innesti Aouar e Ndicka.

Troppo poco, perché l’ideale sarebbe partire per il Portogallo il 22 luglio almeno con il nuovo centravanti per farlo entrare sin da subito nei meccanismi di squadra, permettergli di integrarsi con i nuovi compagni e coinvolgerlo il più possibile. Alla Roma della scorsa stagione mancavano almeno 20/25 gol per essere una squadra da Champions, senza una punta che possa garantirli il percorso sarà ancora più complicato.