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DIVAGAZIONI ROMANISTE… Centouno anni da Barone

di Franco BOVAIO – L’esaltazione e la depressione non facevano parte del carattere di Nils Liedholm. L’allenatore che ha guidato più volte di tutti la Roma (440 partite ufficiali) e che in questi giorni avrebbe compiuto 101 anni (era nato a Valdemarsvik, in Svezia, l’8 ottobre 1922). Ma esaltazione e depressione fanno parte del nostro essere romanisti, per questo lui le ha combattute sempre, cercando di tenerle lontane dalla sua Roma e quando ci è riuscito ha vinto lo storico scudetto dell’83.

Liedholm ci ha lasciato il 5 novembre del 2007 nella sua amata Cuccaro Monferrato. Ma per chi lo ha sostenuto quando allenava la Roma, lo ha conosciuto personalmente e ha scritto e continua a scrivere di lui (come noi) non se ne è mai andato. Perché il suo ricordo è sempre vivo nella memoria individuale e collettiva. E per celebrare i cento anni dalla sua nascita vi proponiamo un collage di dichiarazioni di suoi ex calciatori e collaboratori che abbiamo raccolto nel corso del tempo. 

Bruno Conti: “Liedholm è stato il primo allenatore che mi ha fatto capire che nel calcio il fisico conta solo fino ad un certo punto e che a pallone si gioca più di prima che con la palla al piede. Lui mi ha fatto esordire in A contro il Torino, ma quando è andato via dalla Roma sono stato ceduto anche io. Al suo ritorno, nel 1979, mi ha rivoluto con se e dalla Roma non mi sono più mosso”.

Giancarlo “Picchio” De Sisti: “Dopo il mio inserimento nei quadri tecnici della Roma spesso lo accompagnavo a Trigoria con la mia auto. E mentre guidavo lui mi insegnava il calcio. Ad esempio, quando ero fermo al semaforo e stava per scattare il verde lui mi diceva: “Picchio, fai attenzione. Non devi guardare solo avanti, ma devi guardare velocemente anche a destra, a sinistra e pure dietro, perché un grande centrocampista deve sempre avere la visione del campo e del gioco a 360 gradi”. Usava la vita reale per farti capire cosa bisognava fare in campo”.

Franco Tancredi: “Lo ringrazierò per tutta la vita perché mi ha dato fiducia promuovendomi titolare al posto di Paolo Conti, che era il secondo portiere della nazionale e, poi, affidandomi ancora il ruolo di titolare nelle ultime e decisive partite della Coppa Italia del 1980, che invece avrebbe dovuto giocare Paolo. Ma Liedholm scelse ancora a me e fu la mia fortuna, perché poi arrivò quella finale contro il Torino che fu la svolta della mia carriera”.

Maurizio “Ramon” Turone: “Liedholm per me stravedeva. Prima di portarmi alla Roma venne a casa mia, a Varazze, a chiedermi se l’idea mi piaceva. Gli risposi che io alla Roma con lui sarei venuto di corsa da Catanzaro, dove comunque giocavo e stavo molto bene. Ma la Roma, con lui in panchina, per me era il massimo”.

Paolo Giovannelli: “Chi ha avuto la fortuna di averlo come allenatore dirà sempre che è stato un grande maestro di calcio e una persona che, specie sui giovani, incuteva tanto rispetto e soggezione, perché era stato un calciatore fortissimo. In quegli anni era l’allenatore per eccellenza del calcio italiano. Aveva quel suo modo di esprimersi che allo stesso tempo ti divertiva e ti metteva in soggezione. Ma poi, con i suoi, aneddoti sdrammatizzava le situazioni e le tensioni sparivano”.

Roberto Scarnecchia: “E’ difficile trovare un mister bravo e capace come Nils Liedholm. Lui era bravissimo a tenere unito il gruppo. Ci portava a sciare tutti insieme a Roccaraso o al cinema. Di quel periodo ho ricordi bellissimi, molti dei quali legati proprio al mister, che aveva un debole per me. Tanto che quando tornò al Milan nell’84 mi rivolle con se”.

Domenico Maggiora: “Lui dava sempre l’impressione di sapere già cosa sarebbe accaduto”.

Michele De Nadai: “Liedholm era un signore che sapeva tanto di calcio e che con poche parole ti spiegava quello che voleva. Di lui ho un grande ricordo. Era una persona molto pura, che scherzava, rideva e sdrammatizzava tutto, ma se si incavolava ti attaccava al muro, anche perché era grosso. Era uno spettacolo vederlo allenare i portieri. Solo a vederlo calciare siamo migliorati in tanti”.

Guido Ugolotti: “A Liedholm devo tantissimo, perché era un maestro di calcio e di vita. Lo conobbi nel 1974-75, quando venni a fare il provino con la Roma in una partita tra la squadra De Martino e la prima squadra, allenata proprio da lui. Penso che il suo parere fu decisivo per il mio acquisto”.

Infine lo storico dottore della Roma di quegli anni, Ernesto Alicicco: “Liedholm era un allenatore-maestro, cioè uno di quei mister che ai calciatori non insegnano solo il calcio, ma anche a vivere la vita nel modo giusto. Sono questi allenatori che li fanno crescere, trasformandoli da ragazzi in uomini con valori veri. Sul campo, poi, bisogna lavorare come faceva Liedholm, che ai calciatori faceva fare perfino il richiamo della tecnica individuale. Io ero con lui dalla mattina alla sera e posso affermare che lavorava davvero alla grande”.