CAMPIONATOSTORIA DI IERI di Diego AngelinoTOP

ROMA-FROSINONE. “Storia di ieri”, riflessioni del giorno dopo…

di Diego ANGELINO – Tre punti imprescindibili: non potendosene fare nove in una sola volta, direi ci si possa momentaneamente accontentare. 

Ci sono i social e poi c’è la realtà: lo stadio sta con José Mourinho, unico attuale argine all’anonimato. 

Dybala-Lukaku: se il belga sta bene è una sentenza. La sintonia con la Joya cresce: obiettivo preservare i fragili muscoli dell’argentino. 

La Roma si era già spaventata: un sonnacchioso Ndicka – insieme al solito, incerto Rui Patricio – rischia di regalare il primo goal in A a Cuni. 

Strano non sia accaduto, conoscendo la nota capacità romanista di battezzare ogni carneade. 

C’è Karsdorp, che continua a sembrare il meno peggio a destra; c’è Bove, che gioca una gran partita, al di là qualche errore tecnico compensato da grinta, posizione e ritmo.

Paredes fa, per me, un’ottima gara. Pensa il giusto, tra fermarsi e ripartire, aprire il gioco o rifiatare. Recupera pure qualche pallone ed evita il cartellino giallo, per lui brutta consuetudine. 

Pellegrini appare da subito più mobile: il capitano sbaglia alcune scelte ma lotta e va oltre i crampi, mettendo il sigillo della sicurezza grazie al secondo assist di Dybala.

C’è molto da lavorare? Sicuramente. La Roma rischia come non eravamo più abituati a vedere e deve iniziare a non far percepire, a chi la guarda e agli avversari, la sua palese fragilità.

Che metta punti in cascina, a partire da quella Cagliari, trasferta troppo spesso sinonimo di amarezza e rimpianti.

Prima, però, c’è il Servette: imperativo dare un’assestata importante al girone di Europa League.