STORIA DI IERI di Diego AngelinoTOP

INTER-ROMA. “Storia di ieri”, riflessioni del giorno dopo…

di Diego ANGELINO – Lo avevamo già scritto venerdì: la Roma gioca contro gli avversari e contro il calendario. Se di questo è responsabile la Lega, al contrario non lo è della rosa costruita male, tardi e con giocatori alle prese con ciclici problemi fisici.

Succede dopo le vittorie, figuriamoci dopo le sconfitte: il leit motiv della Roma che non gioca o lo fa male, che si difende quando dovrebbe “provare a giocare” è stancante, oltre che rappresentare il dito e non la luna dei problemi giallorossi. 

Perché la Roma è bellissima sull’album Panini ma poi c’è la realtà, che ti parla delle perduranti assenze dei giocatori che cambiano il volto alla squadra.

C’è poi il lato economico, che ti costringe a non

mettere nella lista europea dei calciatori appena arrivati. Volete che nella testa di Mourinho non ci sia il pensiero di dover gestire Karsdorp? O pensiamo si diverta a lasciare in campo 95’ la versione “Notte di Halloween” di Kristensen?

Non c’è Spinazzola, chi metto? Sono due anni che deve adattare due attaccanti a fare gli esterni a tutta fascia. Ecco quindi che Dumfries – con cui l’Inter si è “consolata”, dopo la cessione di Hakimi – fa il bello e cattivo tempo. 

Le ruote sgonfie della Roma si notano quasi da subito: avversario che vince tantissimi contrasti e palloni “mezzi e mezzi” sempre appannaggio dei padroni di casa.

Solo Bove e Cristante provano a ribellarsi a questo stato di cose: fibra muscolare di entrambi diversa da molti altri effettivi o presunti tali. 

Come la Roma prova, perde palla e viene tagliata in due: giocarsela “alla pari” per fare la fine del Milan? 

La squadra non riparte, si dice: lo fa per quel che può ma vengono a galla tutti i limiti. Come quelli di Christensen, che sul finire del primo tempo tenta di servire Cristante – anziché Lukaku – passando da una potenziale occasione romanista all’apertura del campo all’avversario. 

Ripresa con la Roma che prova a sfruttare qualche pertugio: El Shaarawy trova l’unica giocata della sua partita guadagnando una punizione, malamente sprecata da Paredes.

Ieri molto male, l’argentino: in gare come quella di San Siro, al regista si chiede di essere un porto sicuro per i compagni, cosa pressoché mai accaduta.

Portiere e terzetto difensivo erano stati i migliori del match fino al goal: Llorente aveva fatto un’ottima gara, macchiata da buona parte della responsabilità sul goal subìto. 

È un buon rincalzo, che viene, rigorosamente in prestito, da una squadra retrocessa in B: gli si sta chiedendo, causa forza maggiore, di essere il leader della difesa della squadra finalista di Europa League. 

Maresca, che dire? Irritante come e più di sempre nella gestione di fischi e cartellini: la ciliegina sono i 5’ di recupero finali, dopo che sullo 0-0 aveva promesso mari e monti.

Lukaku? A posteriori, forse, non doveva giocare. Se fosse accaduto a Roma tutto

Il circo milanese delle ultime settimane, avremmo sentito parlare di provincialismo e letto di ferme condanne ad atteggiamenti configurabili come violenti. Ma, questa, è un’altra storia.