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Il mio DS ideale

Tralasciando per un momento i tanti nomi accostati in queste ore alla A.S. Roma, proviamo a tracciare le caratteristiche di quello che potrebbe essere il direttore sportivo ideale per la società giallorossa.
In primo luogo sarebbe auspicabile un dirigente dotato di parola, dalla natura come dalla società. Qualcuno, insomma, capace di rapportarsi con autorità all’interno delle stanze di Trigoria come all’esterno verso le varie componenti del mondo del calcio.

A prescindere dalla permanenza di Josè Mourinho chi verrà al posto di Tiago Pinto dovrà rappresentare la società con maggiore autorevolezza in confronto a quanto fatto dal portoghese.

Il conoscere la lingua italiana aiuterebbe, la consapevolezza del contesto in cui dovrà operare invece costituisce una assoluta necessità.

Un limite di comunicazione, quello palesato dell’ex Benfica, imputabile probabilmente alla mancanza di esperienza. Un aspetto che consiglierebbe l’ingaggio, più che di una giovane promessa, di un manager sì della nuova generazione ma con un’importante esperienza pregressa maturata in diverse realtà.

Chi riempirà il vuoto lasciato a viale Tolstoj dovrà infatti occuparsi dell’intera area tecnica, un compito per il quale non basterà di certo una sola persona. Pertanto il nuovo Direttore dovrà possedere grandi capacità organizzative e una consolidata rete di osservatori viste le attuali lacune nel comparto scouting.

Un dirigente, in ultima analisi, capace di coniugare le necessità del presente con una visione del futuro. Un’alchimia di certo non facile da trovare, specialmente in una piazza come Roma, ma necessaria per uscire da quella logica di emergenza e necessità che ha condizionato le scelte compiute negli ultimi anni.

Queste le caratteristiche professionali fondamentali nell’individuazione del successore di Tiago Pinto a cui va aggiunto un requisito preliminare di ordine psicologico. Chiunque esso sia dovrà arrivare nella Capitale per mettere a disposizione della società le sue competenze e non per condividere con noi le proprie ossessioni.