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Petrachi “Alla Roma ho fatto un mercato straordinario, non rinnego nulla”

L’ex direttore sportivo della Roma Gianluca Petrachi ha rilasciato un’intervista a Numero Diez. Tra i vari argomenti, ha parlato anche del suo periodo nella Capitale dal 2019 al 2020:

“Alla Roma ho speso complessivamente, per 10/11 giocatori, circa 70-80 milioni di euro. Io avevo tantissime zavorre che mi portavo dietro da quel tipo di mercato che era figlio del mio lavoro. Quei soldi che ho utilizzato per comprare i giocatori li ho presi dalle cessioni di tantissimi giocatori. Si fece un mercato straordinario e si lavorò tantissimo. La Roma che vince la Conference League, presenta 7/11 che c’erano nella mia gestione. La difesa, ad esempio: Mancini, Ibanez, Smalling, Spinazzola. E poi c’era anche Veretout”. (…)

“Secondo me si fece benissimo, riuscimmo anche a trattenere Dzeko, che era già praticamente fatta con l’Inter. Penso che mi sono anche inventato tante cose in quella Roma, sono state fatte delle ottime operazioni. C’è qualcuno che dice di aver pagato troppo il portiere Pau Lopez: l’ho pagato 18 milioni, non 30 come si diceva. Però, alla fine della fiera, l’hanno rivenduto per 14 milioni. Petrachi non ha lasciato dei buffi o fatto disastri. Anzi, l’unico giocatore che la Roma ha venduto, l’ha preso Petrachi a 8 milioni e l’hanno venduto 30: Ibanez”. (…)

“Io credo che, innanzitutto, non abbia funzionato la distanza tra me e il presidente Pallotta. Tra Pallotta e Petrachi c’era l’amministratore delegato Fienga, con cui ho avuto un ottimo rapporto, ma che non è stato un rapporto totalmente veritiero. Siccome sopravvivo con l’inglese, non sono bravissimo a parlarlo, col presidente non ci si trovava mai a parlare di calcio, a spiegare determinate scelte… Sono tutte dinamiche che venivano rimbalzate di sponda al presidente. Fino ad un certo punto mi sentivo forte, perché sentivo accanto Fienga e dietro sentivo Pallotta, che comunque era felice del percorso che stavamo facendo. A me erano stati chiesti determinati obiettivi: abbassare i costi, rendere la squadra più giovane e renderla allo stesso tempo competitiva. Io credo che si stesse andando d’amore e d’accordo. Però a dicembre vinciamo una partita a Firenze per 4-1 ed eravamo in piena lotta per Champions League, terzi in classifica. Mando un messaggio al presidente Pallotta di auguri di Natale. Dopo la vittoria la Firenze, uno si aspetta, almeno gli auguri di Natale, che però non sono mai arrivati. A un certo punto ho detto: ‘Qua c’è qualche problema, c’è qualche problema che mi sta sfuggendo e che forse parte un pochino più da lontano, qualcosa che non mi stanno raccontando. Evidentemente forse avrò sbagliato qualcosa, c’è qualcosa che non va’. Successivamente a quello rientriamo dalle vacanze, io comunque faccio delle operazioni con Fienga e spiego che ci ero rimasto anche male che il presidente non mi avesse risposto a questo messaggio di augurio di Natale. Riprendi il campionato e perdiamo due partite, con Bologna e Torino. Avevo il sentore che fossimo tornati male da quella pausa invernale, perché già si parlava dei Friedkin. Tranquillizzai il gruppo: non ci sarebbe stata una rivoluzione. Dissi, però, che alla ripresa non li stavo vedendo bene. Chiesi a Fienga di farmi delle modifiche all’interno della struttura medica: io ritenevo che ci fossero alcune persone non professionalmente preparate, volevo fare una piccola rivoluzione, perché gli infortuni nella Roma erano tantissimi. E questa cosa non mi fu fatta. Io ho capito che in quel momento stavo perdendo forza, non avevo più l’autonomia che avevo prima.(…)

“Roma è Roma. Non è difficile come piazza per la tifoseria, è esattamente il contrario: la piazza di Roma come tifoseria per me è una delle migliori che abbiamo in Italia, è proprio il contesto dove si fa fatica. Non rinnego nulla di ciò che è accaduto, certamente ripensando a quello che è stato. Se prendo la posizione, chiamo direttamente Pallotta e cerco di capire. Forse l’unica cosa che mi rimproverò è quella di non essere stato io a prendere l’iniziativa a chiamare il Presidente e dire ‘Cosa sta succedendo’?”