CAMPIONATOSTORIA DI IERI di Diego AngelinoTOP

SALERNITANA-ROMA. “Storia di ieri”, riflessioni del giorno dopo…

di Diego ANGELINO – Mi interessava solo il risultato con Mourinho. Figuriamoci con De Rossi, trovatosi a esordire in A da allenatore con una Roma in difficoltà, nel pieno delle dinamiche di calciomercato e con un General Manager dimissionario. 

Quindi mi sembra inutile soffermarmi sui primi 45′ dei giallorossi, spettacolo da far rimpiangere le gare con record negativi aggiornati di Luis Enrique, possesso palla totalmente fine a se stesso compreso. 

Davvero c’era chi pensava bastasse qualche giorno di lavoro e passare dalla difesa a 3 a quella a 4 per trasformare, ad esempio, i quattro terzini romanisti nella versione migliore di Cafu e Candela? 

Il livello della squadra quello resta. In merito alla corsa-Champions però, viste le altre pretendenti, vengono in mente le parole dell’Andreotti che concorreva alla presidenza della Repubblica: “So di essere di media statura ma non vedo giganti attorno a me”.

Detto del primo tempo senza tiri nello specchio, di Dybala sempre fuori dal gioco e, per la prima volta, preda del nervosismo, di Lukaku sempre spalle alla porta, di Karsdorp sempre palla indietro, di El Shaarawy non pervenuto come Pellegrini, andiamo a cercare il buono che accompagna i tre punti.

A me – su tutto e forse unica cosa – è piaciuta la consapevolezza che ha De Rossi, al di là della doverose dichiarazioni di prammatica nelle quali esalta la qualità dei suoi. L’allenatore romanista accantona la ricerca della Proposta e mette Huijsen quando Pellegrini chiede il cambio, difendendo col 4-5-1 anche se davanti c’è l’ultima in classifica con diverse defezioni.

Non c’è nulla di cui vergognarsi: perché se è vero che nel secondo tempo Dybala, dopo lo 0-1, trova spazi e giocate e Pellegrini riprende il filo della gara col Verona e dei minuti in campo a San Siro, molte altre restano le mancanze cui far fronte.

Vogliamo parlare di Rui Patricio? Sembra avere il sapone sui guanti, cosa che costringe un ottimo Llorente agli straordinari su tutti i palloni che non trattiene. Che dire di Aouar? Impalpabile, con almeno la giustificazione di doversi riadattare un minimo dopo il periodo in Coppa d’Africa.

Giustificazione che non può portare Zalewski: resta negli occhi solo la facilità con cui si fa spinger via da Lovato, nel finale, senza nemmeno la malizia di lasciarsi cadere guadagnando una punizione che sarebbe valsa oro. 

Il tutto condito da una lunga serie di errori tecnici, su cui la Salernitana aveva impostato la partita, esattamente come Inzaghi fece tre anni fa alla guida del Benevento. Ieri te la sei cavata ma, se commetti gli stessi pasticci a difesa scoperta contro una squadra più forte, rischi moltissimo.

Una nota sull’arbitro: Di Bello bravissimo in tutti gli episodi (giallo Pellegrini, rigore Roma, non rigore Salernitana per la sceneggiata di Candreva); sono certo sarebbe stato uguale anche due settimane fa con Mourinho.

All’andata la Roma meritava molto di più ma, con Salernitana e Verona, arrivò solo un punto; al ritorno, facendo meno bene, di punti ne sono invece arrivati sei. Partiamo da qui, in attesa di qualche rientro eccellente e con la speranza che Angeliño possa davvero essere utile alla causa romanista. 

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