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Un doppio compleanno coi baffi

di Franco BOVAIO – Quando i calciatori avevano i baffi tra i protagonisti del nostro campionato c’erano anche Paolo Conti e Roberto Pruzzo, che oggi compiono gli anni perché sono nati entrambi l’1 aprile. Ma non per questo sono stati uno scherzo del destino, come dimostrano le loro splendide carriere.

Paolo Conti è stato il portiere della Roma degli anni ’70, nei quali era talmente forte al punto di essere scelto dal Ct Bearzot come vice di Zoff in nazionale ai Mondiali di Argentina ’78. Pruzzo era stato l’acquisto per eccellenza del presidente Anzalone, che era riuscito ad acquistarlo dal Genoa strappandolo al Milan con un’operazione di mercato tanto ingegnosa quanto fantasiosa.

Paolo Conti e Roberto Pruzzo, secondo la moda di quegli anni, avevano i baffi, come molti altri loro colleghi di quel periodo. Pensiamo a Benetti ed Amenta, a Boni e Maldera, a Prohaska e Chinellato, a Malgioglio e Nappi, a Oddi e Toninho Cerezo, a Boniek e Batistoni, tanto per restare solo ai primi della Roma di quegli anni ’70 e ’80 che ci vengono in mente. Tutti protagonisti di quel calcio in cui si vedevano giocatori di venticinque/trent’anni che ne dimostravano quaranta e anche di più forse perché erano cresciuti in una società che usciva dalla guerra e, dunque, erano molto più uomini e maturi di tanti loro colleghi di oggi di quell’età, figli del benessere e della bambagia. E poi, quando giocavano “Paolone tenaglione” e il “bomber” per antonomasia del calcio italiano, baffi e barba andavano davvero di moda. Tanto che nella seconda metà dei ’70 ricordiamo perfino Di Bartolomei con un paio di baffetti accennati. Lui che, normalmente, si radeva sempre, proprio come facevano gli antichi romani.

Paolo Conti (detto e scritto sempre così per distinguerlo dall’altro Conti della Roma, Bruno) e Pruzzo erano due idoli di noi che, per motivi anagrafici, abbiamo cominciato ad appassionarci alle vicende giallorosse in quegli anni ’70 in cui loro si affermavano ai massimi livelli. E tali sono rimasti. Dunque gli facciamo gli auguri come a due vecchi amici di famiglia. Perché, in fondo, sono cresciuti dentro casa nostra grazie ai loro poster che tenevamo attaccati alle pareti delle stanzette e che ce li facevano sentire sempre insieme a noi.