A PRIMA VISTATOP

ROMA-VENEZIA. A PRIMA VISTA di Paolo MARCACCI

Una volta sgombrato il campo dai dubbi su quale fosse la squadra del cuore di Sergio Leone, grazie anche a un po’ di chiarimenti parentali, si può parlare di calcio giocato, con tutto l’acido lattico e le tossine che sappiamo, avendoli notati con evidenza a Firenze, dopo il papocchio Guida – VAR.

Detto ciò, nel giorno in cui Rudi Voeller fa sapere che sarà a Roma più di frequente nei prossimi anni e questa non può che essere una fortuna per i romanisti, compresi quelli che ancora non c’erano quando il tedesco volava.

Pareggio a Empoli e Venezia già retrocesso, come cambiano l’impegno di stasera e la formazione? Innanzitutto, bentornato dal primo minuto Leo Spinazzola. Forse però i veneti non sono stati avvertiti della retrocessione, visto l’atteggiamento, ma va bene così; è la Roma che non si accorge, letteralmente, del fischio d’inizio: vantaggio praecox dei lagunari e uomini di Mourinho distratti nell’ inconscio. Poi Kiyine impazzisce e Pellegrini rischia di dover cercare di raccattare i propri gioielli di famiglia sull’erba.

Il secondo tempo presenta una Roma diversa in molti nomi e nell’ atteggiamento; traverse e parate portano la persistenza del vantaggio veneziano fino al minuto 75, quando Shomurodov, che aveva preparato anche bene l’azione, sigla il pari con una conclusione perentoria.
Finale di partita con gli uomini di Soncin abbastanza barricati nel loro fortino dei loro trenta metri; Abraham molto poco nel vivo e una densità di maglie venete a ridosso dell’area piccola degna delle carpe che ingrassano sotto i canali della Serenissima.

Pali, legni in generale e soprattutto rimpalli malvagi per la Roma: finisce così e bisognerà attendere Torino per capire quanto decoroso sarà il piazzamento finale in Serie A.