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ROMA-QARABAG. De Rossi “Prima passiamo il turno, poi potremo ricordarla come una delle migliori serate”

Insieme a Mister Di Francesco per la conferenza stampa pre match, ha parlato anche Daniele De Rossi. Il capitano giallorosso torna a parlare dopo ciò che era accaduto a Genova. Queste le sue dichiarazioni:

Sull’episodio hanno parlato tutti tranne te oltre le scuse che avevi fatto a caldo. Volevi aggiungere un’ultima riflessione su quello che è accaduto a Genova??
Come hai detto tu, io ho parlato per primo, non è che non ho parlato. Ho chiesto scusa, di più non posso fare. Se potessi tornare indietro lo farei volentieri, ma questo è. L’unica cosa che posso fare è concentrarmi sulle prossime partite, come ho sempre fatto. La prossima è davvero molto importante. Pensare a quello che è successo a Genova di sicuro non mi aiuterà e non aiuterà i miei compagni.

Ti ha fatto piacere lo striscione della tua curva? Cosa vuoi promettere ai tifosi per il futuro? 
Assolutamente, mi ha fatto molto piacere. Quando ho avuto momenti di difficoltà, loro sono sempre stati chiari e fermi nello schierarsi dalla mia parte. Non può che farmi piacere. Ero a casa, non ero allo stadio perché non potevo scendere giù negli spogliatoi, ma sono stato felice. Mi ha fatto molto piacere. Promesse? No, meglio non farne, soprattutto nel calcio dove non tutto dipende da te. Anche se domani sera dipenderà tutto da noi.

Tu che hai molta esperienza, come si prepara mentalmente una partita come quella di domani?
Come tutte le partite importanti che giochi. Non la prepari diversamente da un Derby, da un Roma-Juve o un Roma-Milan: sono partite importanti che a livello tattico sono abbastanza delineate. Devi vincere, devi aggredire. Soprattutto quest’anno, noi abbiamo un modo di affrontare le partite sempre molto simile che ci ha dato grande convinzione e non abbiamo da preparare una partita di contropiede, o una offensiva, una di attesa. Bene o male siamo quelli, e credo sia anche uno dei nostri punti di forza in questo avvio di stagione.

Sedici anni fa facevi il tuo esordio assoluto con la Roma proprio in Champions League. Qual è il tuo rapporto con questa competizione?
Questa competizione mi ha regalato grandi serate di gioia, ma anche grosse e cocenti delusioni e un paio di brutte figure. Ma sempre in linea con la nostra realtà, la nostra dimensione. La realtà della Roma è una realtà che non ti permette di fare troppi voli e troppi sogni su questa competizione, ci sono squadre più attrezzate. La gara di domani è passaggio fondamentale per la nostra dimensione europea. Ci è capitato tante volte di passare il turno dopo il girone, di battere il Real Madrid agli ottavi, anche il Lione. Ma un girone del genere non me lo ricordo e sarebbe una bella immagine da esportare in Europa, di una squadra che ha saputo eliminare l’Atletico Madrid, che ha saputo mettere in difficoltà il Chelsea. Una squadra che ha passato un girone di grande spessore. Ma prima passiamolo, poi potremo ricordarla come una delle mie migliori serate in Champions League.

Alla fine della scorsa stagione disse che sarebbe stato molto complicato sostituire uno come Spalletti. Ora Spalletti è primo in classifica. Aveva un po’ ragione e un po’ torto?
Avevo ragione, non avevo un po’ ragione e un po’ torto. Era complicato, non ho detto che fosse impossibile. In quei giorni si parlava di quell’allenatore, che passava anche come uno sprovveduto o come uno che aveva fatto danni a Roma. Qualche casino l’ha fatto lo scorso anno, lo sapete cosa è successo, del clima un po’ particolare con Totti. Ne abbiamo risentito un po’ tutti, però in quel momento ci tenevo a puntualizzare quanto fosse stato buono il suo lavoro. Il fatto che io abbia detto che fosse e non impossibile è la dimostrazione di quanto stiamo facendo quest’anno. I risultati sono sotto gli occhi di tutti. Ora facciamo gli scongiuri per domani, ma credo che i primi 6 mesi del mister siano i migliori che abbia fatto un allenatore nei suoi primi 6 mesi a Roma. Anche lo Spalletti-bis non è iniziato così bene, l’anno scorso abbiamo zoppicato un po’ alla partenza. Purtroppo quest’anno ci sono squadre che hanno vinto praticamente tutte le partite, quindi non siamo primi in classifica. Se fossimo partiti così l’anno scorso, magari avremmo vissuto i primi 6 mesi da capolista.

Domani dovrebbe arrivare l’ok per lo stadio della Roma, si dice che sarà pronto per la stagione 2020/2021. C’è la speranza che possa giocarci De Rossi?
È sicuramente una cosa molto importante per la Roma, ma oggi non è la nostra priorità. Il futuro immediato lo costruiamo domani sera, uno stadio si costruisce in 3 anni. Nel 2021 avrò 38 anni, mi sembra un po’ difficile. Anche se mentalmente e fisicamente sto bene. Anche i dati che ha Nicandro, il suo preparatore, sono abbastanza confortanti dal punto di vista atletico, però poi ci sono altre problematiche e di qualità che devi avere per giocare fino a 38 anni. Non so se le avrò. L’importante è giocare gli ottavi di finale, non giocare nel futuro stadio.

Con la somma delle squalifiche di tutta la carriera, hai quasi perso una stagione. Questo tuo lato del carattere focoso ti ha più giovato o più nociuto in carriera?
Un giocatore che gioca 16 anni a calcio e prende 2 giornate di squalifica l’anno, perde 32 giornate, se la matematica non è un’opinione. Quella è quasi una stagione. Se in una stagione ne prende 3 perché è un po’ focoso, ecco che ne ha saltate 40. La matematica è evidente. Non ho saltato un anno della mia carriera, sono sempre stato molto presente nelle mie squadre. Ho fatto cose che hanno fatto sembrare il tutto più grande. Se prendi una squalifica perché strattoni uno lanciato in porta è diverso se la prendi perché dai un cazzotto in faccia a Icardi. Non ho saltato un anno, avete scritto male. Sono sempre stato presente nel campo e negli spogliatoi. Ho anche pagato quando ho sbagliato. Domani sarò presente in campo, sarò presente negli spogliatoi in questa partita! Come sempre, sia dal campo che da fuori. Poi se sto qui significa che…
Di Francesco: “Ha fatto una buona scivolata, si è salvato!”.

Ci sono due tipi di calcio?
È risaputo che il calcio che viviamo noi sia diverso da quello che conoscete voi. Ci sono giocatori eroici che poi nello spogliatoio se la fanno sotto. Noi sappiamo veramente quello che succede. Chi mi conosce mi considera un buon compagno, ma non ho jolly da giocarmi. Ho pagato e pagherò. Ho la sensazione che i miei compagni mi ritengano una persona perbene, uno che non gli volterebbe le spalle se succedesse a loro. Mi schiero sempre dalla parte dei miei compagni.

Si è posto un obiettivo da qui alla fine della carriera? Non smette finché non vince cosa?
Non so se sarebbe realistico. Ho sempre detto che vorrei smettere prima di non farcela più. Se fai più fatica e fai male a 34/35 anni, dal mio punto di vista, non sarei mai legato a questo lavoro a tal punto da farlo stando male. Quest’anno mi diverto. Dire ‘non smetto finché non vinciamo lo scudetto’ sarebbe da folli. Mi auguro di vincerlo il prima possibile. Se fosse impossibile, forse avrei già messo. Secondo me non è impossibile che succeda.

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