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EDICOLA. DiFra e il sogno del 2001: “Così a Torino fu scudetto”

LA REPUBBLICA (F.Ferrazza) – L’urlo del settore ospiti di Torino lo ricorda molto bene,Eusebio Di Francesco. Quel giorno era in panchina. E il boato lo ha avvertito in maniera assordante. L’urlo al gol di Montella, quello del 2- 2 che voleva dire scudetto, il 6 maggio del 2001, contro la Juventus allenata da Carlo Ancelotti. L’ultima da giocatore contro i bianconeri, per Eusebio. Si giocava ancora al Delle Alpi e sembra passata un’era geologica se si pensa che questa sarà la prima volta senza Totti giocatore e ai tempi Buffon era ancora al Parma. «Mi auguro di riprovare le stesse gioie — la malinconia del mister abruzzese — La Roma non fa risultato a Torino da circa 6- 7 anni, in un campo difficilissimo. Vivo la partita con tensione, lo ammetto ».

La Roma esce dall’eliminazione in Coppa Italia, contro il Torino, anche per eccesso di turnover. È stato il primo passo falso della stagione senza possibilità di riscatto e, anche se il cammino in Champions è stato eccezionale e quello in campionato buono, Di Francesco sa che una sconfitta contro la Juve infiammerebbe le discussioni sulla reale dimensione della Roma. Eterna piazzata o, finalmente, vera contendente per lo scudetto? «Contro il Torino siamo scesi in campo per portare a casa la qualificazione, le scelte sono responsabilità mia. Qualcuno mi ha chiesto se dovevo chiedere scusa per l’eliminazione, ma questo non lo accetto. Sono dispiaciuto, questo sì, ma chiedo scusa quando nella squadra non ci sono impegno o determinazione e questo non si può proprio rimproverare alla mia Roma. Ci restano altri due obiettivi, siamo qui per questo e dobbiamo cercare di ottenere il massimo. Un buon risultato a Torino darebbe grandissima forza all’interno della mia squadra, sarebbe una risposta importante per il gruppo».

Altro tema del giorno: il rigorista: «Chi tira il prossimo penalty? De Rossi (ride; ndr) Il rigorista va deciso prima, ma quando un calciatore decide di tirare un rigore non si va mai a contestare o fare discussioni in campo: Edin se lo sentiva e l’ha sbagliato. Comunque il rigorista lo scelgo io e non gli altri. Non dico altro perché non voglio dare vantaggi a Szczesny, che già ci conosce abbastanza».

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