A PRIMA VISTACAMPIONATOTOP

ROMA-NAPOLI. A PRIMA VISTA… di Paolo MARCACCI

Cielo grigio su, come nella celebre canzone dei Dik Dik; polemiche ancor più fosche nei giorni di vigilia. Poi leggi il foglio delle formazioni e ti rendi conto che questo Roma – Napoli ogni osservatore deve innanzitutto goderselo, a cominciare da quelli neutrali che non hanno interessi di rivalità o classifica. 

Di certo, augurando buon lavoro a Rocchi e vilendo tornare per un secondo sui “fuochi” polemici dei giorni scorsi, diciamo che tra Roma e Napoli hanno diritto di lamentarsi soprattutto i giallorossi, per quanto accaduto in settimana: perché l’espulsione di Fazio è stata un vero e proprio errore, con la colpa supplementare di Irrati di non aver consultato il VAR (si può fare in caso di rosso diretto); il rigore invocato dal Napoli contro l’Atalanta è un argomento che muore sul nascere, schiacciato dal gomito alto di Llorente. 

Prima della mezz’ora la Roma potrebbe già godersi il doppio vantaggio, invece il rigore di Kolarov è di quelli che servono a far fare bella figura ai portieri, a maggior ragione a un grande estremo difensore come Meret. L’uno a zero della Roma era arrivato grazie a un’azione iniziata da Pastore all’altezza della lunetta davanti a Pau Lopez, rifinita da Dzeko con una sontuosa apertura dello spazio per l’incursione di Zaniolo che con tanti, troppi metri davanti ha battuto con forza e precisione sotto la traversa. 

Dopo il rigore comincia…il Napoli, come ce lo si aspettava e come non lo si è visto per ventisette minuti. Gli azzurri precipitano nella metà campo di una Roma improvvisamente abbassatasi, cominciano ad abitarla stabilmente e fanno valere tutta la caratura del loro giro palla. Arriva più di una conclusione, dalle parti di Pau Lopez: in particolare, un tracciante di Milik a fil di palo e, in sequenza, una traversa colpita dallo stesso Milik di testa e un palo di Zielinski da fuori area. 

Se al minuto 27 ci fosse stato chiesto se si potesse essere contenti di chiudere il primo tempo con un gol di vantaggio, avremmo tutti firmato; dopo due minuti di recupero oltre il quarantacinquesimo diciamo che si tratta di una parziale, ottima notizia. 
Ricomincia una terza partita, una terza Roma, anzi, con il secondo tempo. Di nuovo alta, di nuovo alla ricerca del pressing negli ultimi venti metri, spesso con Pastore a pilotarlo: oggi il Flaco canta, porta la croce e come al solito trova spazi laddove gli altri vedono solo pozzanghere. Manina morta di Mario Rui: di nuovo rigore, senza ombra alcuna. Va Veretout sul dischetto: due a uno. 

Lozano e Llorente in luogo degli spenti Mertens e Callejon: chili e centimetri per il clan degli Ancelotti. Arriva il due a uno del Napoli, al minuto 72: Lozano da destra piazza l’accelerazione che premia con il tracciante in orizzontale il sinistro di Milik da distanza ravvicinata. 

In mezzo, il più dimenticabile dei momenti: Rocchi deve interrompere la contesa perché echeggiano i soliti, beceri cori sul Vesuvio. Non ci interessa quanti dementi siano, ci piace la riprovazione corale che li oscura, provocata da un mulinare di braccia di Edin Dzeko, che nell’occasione è più di un leader: è un capo carismatico. 
Perotti e Ünder per Zaniolo e Kluivert. 
Sul finire Santon per Pastore. 

Sei minuti di recupero. Nel frattempo, il conto degli ammoniti: Kluivert, Spinazzola e Ünder nella Roma; Di Lorenzo, Rui e Milik nel Napoli. Rosso per Cetin, su Llorente, al quinto di recupero. 

Poi sapete che c’è? Che la Roma la porta a casa. Continua la salita sui gradini dell’autostima. Poi, a freddo, aggiorneremo i ragionamenti sugli obiettivi. 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *