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NAPOLI-ROMA. A PRIMA VISTA… di Paolo MARCACCI

Cominciamo dalla formazione? Ancora più sorprendente rispetto a quella schierata contro l’Udinese ma, paradossalmente, con meno gente fuori ruolo.

Bentornato Nicolò Zaniolo, al di là di ogni considerazione.

Roma accorta, con qualche errore di troppo nel controllo del pallone e, ancora una volta, un evitabile cartellino giallo rimediato da Pellegrini.

Si fanno subito robusti, in percentuale, i dati del possesso palla partenopeo; anche il computo delle occasioni vede gli azzurri primeggiare per numero di conclusioni e pericolosità delle stesse.

Piuttosto impreciso Smalling, in più di un’occasione; eppure, quando un infortunio muscolare lo mette fuori causa, avvicendato con Fazio, la Roma sembra perdere un po’ delle piccole certezze che stava faticosamente mettendo assieme nella fase iniziale del primo tempo.

Nella seconda parte della prima frazione di gioco, la Roma sviluppa qualche offensiva sulla corsia di sinistra, sempre grazie a Spinazzola, che mostra gamba e brillantezza.

Quando il Napoli, in apertura di tempo, trova il vantaggio con Callejon che fa secco Ibanez in anticipo, sarebbe lecito temere il tracollo. Invece poco dopo, con un ribaltamento rifinito da Dzeko e accompagnato bene da Kluivert, arriva il pareggio di Mkhitaryan con un tracciante preciso di destro all’angolino.

Girandola di cambi, nel frattempo, col ritorno in campo di Zaniolo, in luogo di Kluivert, nel momento nevralgico della gara.

Roma in partita, via via più incisiva sulla trequarti; la regia occulta di Dzeko e il giropalla orchestrato da Mkhitaryan.
Dentro Cristante per Pellegrini, che si è acceso a intermittenza.

Salgono subito i giri di Zaniolo, a esorcizzare paure e contrasti. Lo diciamo sottovoce: meglio la Roma nell’ultimo quarto d’ora, fino a che non arriva lo splendido gol di Insigne, interno destro coi giri contati su assist di…Fazio.

Peccato, stavolta non meritavano la punizione, gli uomini di Fonseca. Da salvare, in ogni caso, la soglia dell’autostima che si è innalzata. Forse non è poco.

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