A PRIMA VISTACAMPIONATOTOP

ROMA-MILAN. A PRIMA VISTA di Paolo MARCACCI

Due che non lasciano nulla al caso: stasera la copertina, prima del fischio iniziale di Maresca, è per gli allenatori. Mourinho è stato, soprattutto nella fase della sua ascesa, ciò che Pioli ancora è oggi: un tecnico da laboratorio, uno che ottimizza prima gli uomini e poi gli schemi. Mourinho è ancora oggi uno che convince uomini forti, quelli che sceglie, di essere ancora più forti. Per questo Roma – Milan ce la aspettiamo bella, pur se equilibrata.

Formazioni: Roma ormai da mandare a memoria come “San Martino” di Carducci; Milan che conferma Ibra dal 1’ e che presenta Krunic al centro delle trequarti.

Roma che non comincia male, a livello di intensità; anzi, sulla prima incursione di Vina arriva un’occasione importante per Pellegrini. Il fatto è che resta quella l’occasione più nitida per una Roma via via sempre più imbrigliata da un Milan che diviene dominante, per intensità, fisicità, brillantezza, automatismi. Non è lesa maestà dire che il dato fondamentale, alla fine del primo tempo, è la superiorità della lettura di Pioli preventiva e in corso d’opera, su quella di Mourinho.

Parlando del gol di Ibra – conclusione fantastica, di per sé, con un colpo da biliardo vibrato con potenza – dobbiamo censurare più che altro il posizionamento di Rui Patricio rispetto a una barriera che ci era sembrata mal allestita sin dall’inizio.

Si ricomincia con un Milan che taglia fuori troppo facilmente la mediana della Roma, il che sovraespone Mancini e compagni. Detto ciò, un rigore come quello assegnato da Maresca oltre a far montare la marea del disappunto spezza le gambe a qualsiasi velleità di rimonta.

Detto ciò, con tutti i cambi operati da Mourinho e con una trazione totalmente anteriore, la sensazione è che prevalga la confusione. Una confusione che giova al Milan, nel frattempo rimasto in dieci. Ci saranno un po’ di ragionamenti da fare, a parte quello sul valore dell’organico attuale. A cominciare da quello su Abraham: serata certamente da dimenticare, ma a livello di automatismi, quanto si sta effettivamente studiando il modo di sfruttare le sue doti?

Arriva tardi il gol di El Shaarawy, il che ha il solo effetto di aumentare l’amarezza. Serve altro, oltre ai finali da cuore oltre l’ostacolo e ai giocatori da portare a gennaio.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *