COPPE EUROPEERASSEGNA STAMPATOP

EDICOLA. Roma, la rabbia e gli applausi

IL MESSAGGERO (U. Trani) – Il saluto della Sud ai protagonisti è lunghissimo e coinvolgente. L’Olimpico dei 65 mila, l’amore infinito e il senso d’appartenenza ritrovato non bastano, però, per l’impresa mai vista: la Roma, anche se vince contro il Liverpool di Salah (4-2), si ferma in semifinale.

L’eliminazione è la conseguenza del pesante ko del 24 aprile ad Anfield: quel 5 a 2 ha chiuso la pratica già nella partita d’andata. E’ mancata solo 1 rete per gli eventuali supplementari, ma gli ultimi 2 gol sono arrivati tardi, con l’arbitro Skomina che si è messo sul più bello di traverso. Di Francesco, debuttante nella competizione, esce a testa alta, avendo portato la squadra giallorossa nelle prime 4 d’Europa dopo 34 anni e 100 milioni nel forziere di Trigoria. Il 26 maggio i Reds, nella loro decima finale, sfideranno il Real a Kiev.

HARAKIRI LETALE – Di Francesco paga gli errori in partenza di alcuni big che steccano, per la verità solo parzialmente, proprio nella serata più complicata. E, quando l’asticella nella competizione si alza, diventano ovviamente fatali. In partenza è la Roma migliore del momento: senza Perotti e Strootman che si aggiungono a Karsdorp e Defrel nella lista degli indisponibili, ecco per nove-undicesimi la squadra che ha battuto sabato in campionato il Chievo.

Entrano Florenzi e Manolas per Peres e Jesus. La scelta, del resto, è minima: in panchina, come 18°, c’è il giovane attaccante Antonucci. Il 4-3-2-1, aggressivo e abbastanza compatto, non è però sufficiente a spaventare il Liverpool. Anche perché Schick fatica inizialmente nel palleggio e Dzeko pensa più a far salire i compagni che a cercare la profondità.

Solo El Shaarawy, insomma, è in partita. Klopp, invece, non abbassa mai due-terzi del suo tridente che, dopo lo show di Anfield, lavora bene pure al ritorno: Salah, Firmino e Manè pressano senza sosta su Florenzi, Manolas, Fazio e Kolarov, in particolare sui centrali giallorossi. La linea a 4 va presto in apnea e non riesce a trovare il collegamento con i centrocampisti: Pellegrini è disordinato, De Rossi appare ad intermittenza e Nainggolan esce subito dal match, in tilt per l’omaggio a Firmino nell’azione della rete iniziale di Manè. Che, in fase di non possesso palla, si allinea a Wijnaldum, Henderson e Milner: dal 4-3-3 al 4-4-2 per bloccare sui lati Florenzi e Kolarov.

Alisson, dopo 5 clean sheet all’Olimpico, prende i primi gol. Ma il regalo al Liverpool, dopo 9 minuti, è di Nainggolan che, a centrocampo, offre il pallone a Firmino. Contropiede corto e in superiorità numerica, con l’assist per Manè che firma il vantaggio. La notte, dunque, comincia nella maniera peggiore, anche se il rinvio di Lovren in faccia a Milner vale il pareggio: autogol e sempre 3 reti da segnare per andare a Kiev. Ma il nuovo scarabocchio sulla prestazione permette al Liverpool di tornare avanti: sul corner di Milner, la leggera spinta di Van Dijk sbilancia Dzeko che, toccando di nuca, libera Wijnaldum davanti ad Alisson: colpo di testa e bis dei Reds. El Shaarawy, destro sporcato da fuori, centra il palo.

COLLINA COLPISCE ANCORA – Dzeko, su conclusione di El Shaarawy respinta da Karius, pareggia ad inizio ripresa: 5° gol nelle ultime 5 gare di Champions. Di Francesco modifica il sistema di gioco: dentro Under per Pellegrini e per il 4-2-4. Ancora El Shaarawy: sinistro al volo e respinta di Alexander-Arnold con la mano. Il rigore è evidente, ma l’arbitro Skomina non lo vede. L’errore pesa, mancando quasi mezz’ora.

Il designatore Collina si deve arrendere all’evidenza: la Champions non merita arbitri così impreparati. E lui è il principale Responsabile della collana di orrori. Under spreca il lancio di De Rossi che poi lascia il posto a Gonalons. El Shaarawy è stanco: debutta Antonucci. Nainggolan, destro dal limite, segna finalmente in questa Coppa. Ma non esulta, stranito dalla gaffe all’alba del match. E concede il bis, su rigore concesso per il fallo di mano di Klavan, nel recupero. Il Liverpool, con il miglior attacco del torneo (40 gol), perde l’imbattibilità.

La Roma è fuori per la differenza reti (mai 13 gol in una semifinale di questo torneo) ma incassa gli applausi dell’Olimpico, dopo il 5° successo di fila in casa, mai accaduto nella storia giallorossa.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *